Affascinante varietà

Tempo di lettura: 3 min

dnaPiù veloce della luce: la notizia del traguardo raggiunto ormai il 22 ottobre dai laboratori del Cern sembra voler minare il significato di una diffusa iperbole colloquiale. Fascino, sconcerto e sorpresa non hanno tardato ad impossessarsi di un’opinione pubblica improvvisamente teletrasportata nel sogno di una fantascienza che tende inaspettatamente alla realtà. L’Enterprise e il Millennium Falcon si sono fiondati sul presente, senza che nessuno si fosse preparato ad accoglierli, mentre di quei neutrini (particelle subatomiche?) oggetto (o soggetto?) di strabilianti esperimenti a noi, il pubblico, sembra davvero di saperne ben poco.

Fuori dall’affascinante mondo di StarTrek e Guerre Stellari, Doctor House e Grey’s Anatomy, Big Bang Theory e Ritorno al futuro, la scienza appare un universo lontano anni luce dalla nostra tanto più semplice e realistica quotidianità. Una scienza potremmo dire “cinematografico-letteraria”, che impallidisce fra caricature geniali e banali quando non resta nascosta su piedistalli da oscura dottrina per èlite selezionate, forse destinata ad umanizzarsi, vittima di quello che il settimanale Le Scienze definisce “strapotere delle discipline umanistiche”, o ad essere troppo specifica per uscire dai documentari. La stessa specializzazione che ha guidato nel corso della storia il progresso scientifico al suo apice, dal metodo scientifico di Galileo ad oggi, ne frena ora la divulgazione, presentandola agli occhi delle masse come un imperscrutabile groviglio di nozioni incomprensibili e insondate. Insomma sembra proprio non essere fatta per noi. Nessuna meraviglia che sia stata accolta quasi con stupore l’ipotesi che, dagli stessi laboratori da cui solo qualche anno fa era  arrivata la minaccia di farci precipitare (con tanto di pianeta) in un enorme buco nero, possa davvero venire qualcosa di buono. Quando è insondabile la scienza è facile a trasformarsi in aneddoto, se non addirittura leggenda, intrattenimento ben presto dimenticato per noi, il pubblico dello strabiliante. “Così sono cresciuto nella convinzione che la scienza fosse un’ottusità suprema, sia pure sospettando che non dovesse esserlo necessariamente, e comunque cercando di occuparmene il meno possibile”, anche Bill Bryson, nell’introduzione al suo viaggio nel mondo del sapere scientifico Breve storia di quasi tutto, si dice inizialmente sopraffatto dall’incommensurabile distanza da percorrere nel viaggio che ha poi intrapreso. Almeno fino a quando non si è visto “sopraffatto da una strana, ostinata smania di saperne qualcosa di più  e, soprattutto, di scoprire come facciano gli scienziati a capirne qualcosa.” Da questa smania di conoscere nasce la divulgazione scientifica, che proprio per questo non può fermarsi al dibattito fra specialisti. Coinvolge il pubblico solo se anch’esso è disposto a farsi trascinare “smaniosamente”.

Non è difficile scoprire una scienza che scruta e insieme condiziona ciò che ci circonda. “Uno dei principali scopi della fisica” scive Weiberg su Le Scienza “è quello di comprendere l’affascinante varietà della natura in modo unificato”. Una sfida che non può lasciarci indifferenti, che trascina davvero in un universo tutto da scoprire e che non si limita a calcoli, formule o visioni fantascientifiche, ma può rivelarsi inaspettatamente vicina alla realtà.

Un’affascinante varietà che non può che catturare, attrarre, addirittura stregare questo pubblico del meraviglioso, non solo più attraverso la caricatura, la curiosità di un aneddoto, la cinematografia e la letteratura, ma attraverso un linguaggio “chiaro, accattivante e creativo” (Piero Angela, Viaggio nella scienza, 2002), come una pellicola che mostri la visione unificata del reale sul grande schermo della divulgazione.

 

Federica Baradello (5F)

81370cookie-checkAffascinante varietà