Lunga 274 metri, il 6 gennaio la petroliera iraniana trasportava 136 mila tonnellate di condensato, prima di scontrarsi con il cargo di Hong Kong CF Crystal.
Partita dal Porto iraniano di Assaluyeh, la Sanchi era diretta a Daesan, in Corea del Sud, dove il carico sarebbe stato consegnato alla Hanwha Total Petrochemical Co. Dopo l’incidente, la petroliera e’ andata lentamente alla deriva nelle acque tra Cina e Giappone. La Cina ha inviato immediatamente le imbarcazioni di soccorso. Le preoccupazioni più grandi sono i danni che questo diastro potrebbe causare sull’ambiente e sull’ecosistema marittimo .
“E’ probabile che la pesca nella zona dovra’ essere interrotta per un breve periodo” dice uno dei reporter inviati sul posto. Adesso la grande colonna di fumo denso e nero domina le acque del Mar cinese orientale. L’ultima notizia fornita dai media cinesi ipotizza che circa la meta’ del carico sia ancora stivato nella nave. Ventinove marinai sono ufficialmente dispersi. Sono stati recuperati invece i corpi degli altri tre componenti dell’equipaggio.
Secondo la testimonianza di alcun sopravvissuti, la nave sarebbe stata investita da una potente esplosione avvenuta nella prima ora dopo l’incidente e dal rilascio di gas altamente tossici.
“Malgrado i nostri sforzi, non e’ stato possibile domare le fiamme e recuperare i corpi i a causa delle esplosioni” ha aggiunto uno dei soccorritori. La tv statale cinese ha voluto rassicurare i cittadini affermando che tale disastro non costituisce al momento una grande minaccia all’ecosistema marittimo, aggiungendo tuttavia che stanno ancora effettuando alcuni test per determinare le conseguenze dell’incidente. Infatti le perdite di condensato nell’ambiente sono rare, quindi non esistono dati sufficienti per prevedere le conseguenze sull’ecosistema di questo idrocarburo altamente volatile e con un basso livello di densità.
Giorgia Chiarello, corrispondente dagli Stati Uniti