Durante la cogestione di quest’anno, all’Umberto I si è parlato di un tema molto attuale: l’Agenda 2030, un progetto portato avanti dall’ONU per migliorare la qualità della vita sulla Terra in 17 passaggi. A partire dal 2015 (anno della presentazione), il fine è quello di completare tutti gli obiettivi prefissati tra il 2020 e il 2030. Il dibattito è stato condotto da Edoardo Bargiacchi e Alice Massa, che hanno presentato quelli che sono i 17 “goals”. Inoltre, sono state illustrate delle opere di street art, presenti qui a Torino, che si ispirano proprio agli obiettivi del progetto dell’ONU. È seguito poi il dibattito che ha visto protagoniste le riflessioni dei presenti su alcuni dei 17 obiettivi.
Quello che si può certamente dire è che l’Agenda 2030 è un progetto molto ambizioso: 10 anni possono sembrare tanti, ma se si dà uno sguardo alla storia, ci si accorge che in realtà è un lasso di tempo abbastanza breve. Ciò implica che per realizzare obiettivi di portata globale come la lotta al cambiamento climatico o la lotta alla povertà in 10 anni, bisogna davvero impegnarsi, soprattutto collettivamente, specie per gli obiettivi più controversi, spesso fonte di controversie internazionali.
Partiamo proprio dal primo obiettivo: “Sconfiggere la povertà”. È un obiettivo molto complicato da raggiungere se si considera che circa il 10% della popolazione mondiale vive in condizioni di estrema povertà. Il 10% potrebbe non sembrare così tanto, ma in realtà sono cifre molto grandi su scala mondiale. Inoltre, la stessa ONU sostiene che circa una persona su cinque nei paesi in via di sviluppo vive con meno di 1,25 dollari al giorno e che la stragrande maggioranza delle persone povere vive in Asia meridionale e Africa Subsahariana. Molti di questi paesi, inoltre, sono afflitti dalla guerra o dalla dittatura: pensiamo a nazioni come il Sudan, l’Afghanistan oppure il Myanmar, di cui si sente parlare spesso negli ultimi mesi per la rivolta popolare contro il colpo di stato dello scorso 1febbraio. Dunque, per combattere la povertà, bisognerebbe partire dal fermare ogni tipo di conflitto e dittatura nei paesi poveri, o ritenuti tali.
L’obiettivo n. 16 dice “Pace, giustizia e istituzioni forti”, e ha come scopo quello di fermare ogni tipo di conflitto, corruzione, violenza e sfruttamento nel mondo. I conflitti hanno accompagnato l’essere umano lungo tutta la Storia. Nonostante l’Europa sia in pace da poco più di 70 anni, in altre aree del mondo la guerra è ancora molto presente, e alcuni conflitti sembrano non avere fine. Dunque, ottenere la pace generale nel mondo in soli 10 anni potrebbe risultare estremamente difficile. La pace è possibile, ma per adesso è ancora un lontano miraggio.
Un altro punto da sottolineare è che molti degli obiettivi dell’Agenda 2030 si collegano tra di loro, perciò la non realizzazione di uno ricade anche sull’altro. Un esempio potrebbe essere il rapporto che c’è tra l’obiettivo n.13 (“Lotta contro il cambiamento climatico”) e il n. 15 (“Vita sulla Terra”). In questo caso, fermare il cambiamento climatico gioverebbe alla biodiversità e alla lotta alla desertificazione. Il problema sta sempre nel fatto che 10 anni potrebbero non bastare. L’economia mondiale si basa ancora prevalentemente sullo sfruttamento degli idrocarburi, causa principale del cambiamento climatico. Dunque per raggiungere questo goal bisogna convertire letteralmente l’economia mondiale verso fonti di energia eco-sostenibili. 10 anni continuano a sembrare non sufficienti.
Un altro collegamento tra obiettivi potrebbe essere quello che intercorre tra il già esaminato n. 1 e il n. 6 (“Acqua pulita e servizi igienico-sanitari”). Garantire a tutti acqua potabile e un sistema sanitario di qualità significa, prima di tutto, migliorare la qualità della vita dove è trascurata, che è proprio ciò che si vuole realizzare con l’obiettivo n.1.
Come detto in precedenza, l’Agenda 2030 è un progetto ambizioso: realizzare obiettivi di tale portata richiede la collaborazione di ogni nazione del mondo e, volendo, di ognuno di noi. Tutto ciò fa comprendere l’incredibile complessità dell’iniziativa e la necessità di lavorare minuziosamente a ognuno degli obiettivi contenuti in essa. Sono passati ormai più di 5 anni dall’annuncio del progetto e i progressi portati avanti in merito sono davvero pochi, quindi la domanda che sorge spontanea è sempre la stessa: basteranno i quasi 10 anni rimanenti?
Cristiano Colucci