La nostra scuola ha ospitato ventitré studenti, ragazzi e ragazze, provenienti dal convitto nazionale di Prato in occasione dello scambio avvenuto con la 1D, la mia classe.
Sin dall’inizio della scuola, le professoresse di tedesco e la professoressa d’arte ci hanno parlato di questo famosissimo e attesissimo scambio, dicendoci che ogni volta minimo due persone si innamorano e che si piange almeno due volte: quando i corrispondenti arrivano e quando se ne vanno.
Ciò è accaduto anche nel nostro caso infatti, una settimana prima dell’arrivo dei Pratesi, le professoresse ci hanno fornito i loro numeri di telefono così che potessimo iniziare a scriverci e a conoscerci meglio, ma ciò è servito soltanto a far svanire l’entusiasmo; non per nulla la frase più pronunciata in quella settimana è stata: “La mia corrispondente mi sta antipatica!’’.
Dopo sette giorni di pura ansia sono finalmente arrivate le 11:20 del dieci dicembre, l’ora in cui ci siamo recati alla stazione per andare a prendere i nostri amatissimi corrispondenti; l’imbarazzo non è stato poco quando è giunto il momento di doversi presentare! Questo, insieme ai pregiudizi nati nei pochi giorni passati a parlare per telefono con loro, ha fatti sì che io e la mia corrispondente iniziassimo a rivolgerci la parola dopo mezz’ora dal suo arrivo.
Fortunatamente il programma prevedeva una caccia al tesoro in giro per la città che ci salvò la vita in quanto, durante quell’ora passata a correre per le vie di Torino in cerca di indizi, quasi tutti hanno iniziato a conversare con i propri corrispondenti e a fare domande sulle reciproche vite. L’imbarazzo e il pregiudizio sono svaniti presto e hanno ceduto il posto ad amicizie forti e affiatate.
I tre giorni passati insieme non sono stati soltanto visite ai musei, ma hanno incluso anche due lezioni teoriche, una di lettere classiche e una di tedesco; durante l’ora trascorsa a fare latino, i Pratesi hanno anche avuto l’occasione di provare sulla loro pelle (con conseguenze tremende) il metodo natura , mentre durante quella di tedesco hanno sperimentato il metodo di insegnamento delle nostre due professoresse (con conseguenze ancora più devastanti).
I quattro giorni tanto aspettati e temuti sono passati molto in fretta tra visite guidate la mattina e lunghe riflessioni la sera così, quando il momento della partenza è arrivato, è stato davvero devastante; ogni qualvolta ci si voltava si riusciva a vedere una persona diversa piangere e disperarsi all’idea di passare tre mesi senza il proprio corrispondente in casa.
Così tra pianti e amori stroncati sul nascere, è finita anche quest’esperienza e la frase più pronunciata durante la settimana ha subito un’impressionante trasformazione da “la mia corrispondente mi sta antipatica’’ a “non vedo l’ora di poterli riabbracciare’’.
Francesca D’Addeo (1D)