Compromesso. E’ un compromesso quello che c’è fra gli studenti dell’Umberto I sistemati sulle poltrone del teatro Regio e lo scrittore sul palco: loro sono disposti ad ascoltare, purché lui sia disposto poi a rispondere. Loro sono disposti ad imparare, purché lui sia disposto ad insegnare. Comincia con queste tacite intenzioni l’intervento dello scrittore israeliano Amos Oz al teatro Regio. Dopo l’introduzione del Presidente del Salone del Libro Ernesto Ferrero, la parola è lasciata al moderatore, il prof. Alessandro Piperno, che grazie a riflessioni e domande dà lo spunto necessario all’ospite per cominciare a raccontare. Racconti che toccano la sua infanzia, le sue esperienze, le sue prese di coscienza. Con molta ironia e simpatia coinvolge gli ascoltatori in punti di vista differenti e punta proprio sulle divergenze di opinioni per affrontare una delle situazioni più delicate della storia occidentale e mediorientale: il conflitto tra Israele e Palestina. La maggioranza del pubblico, avendo letto “Contro il fanatismo”, sa già che il punto centrale, la soluzione, secondo l’autore è il compromesso. Una parola che troppo spesso sembra sinonimo di fragile arrendevolezza, ma come sottolinea Oz stesso, bisogna essere maledettamente forti per giungere ad un compromesso, per accettare che la propria felicità non è l’unica che ha diritto ad esistere e come tale parte di essa va sacrificata in nome di un bene comune. E’ garanzia di un lieto fine? No, ma in un mondo dove realtà essenzialmente diverse sono destinate a scontrarsi il più delle volte è il male minore. Su questo tema particolare iniziano a nascere le domande del giovane pubblico, che variano dai gusti letterari dell’autore, alle sue convinzioni religiose, ai cambiamenti importanti della sua vita fino a domande strettamente legate al conflitto della sua terra natale. Per un’ora gli interventi accendono il dialogo, ma la mattinata è stata lunga e lo scrittore preferisce chiudere prima del previsto l’evento, lasciando molti ragazzi con un’insoddisfatta curiosità. Un’esperienza nel complesso interessante, forse un po’ ripetitiva per chi si era preparato all’incontro leggendo le ultime opere dell’ospite, considerato che l’autore ha ritenuto importante sottolineare molti concetti già chiaramente spiegati nei suoi scritti. Proprio queste persone (che avevano ben chiaro in mente il pensiero imparziale dell’autore riguardo la guerra tra Israele e Palestina) sono state probabilmente quelle maggiormente infastidite dalla manifestazione provocatoria davanti al teatro Regio, che ha visto numerosi individui muniti di megafoni e striscioni recanti la scritta “Boicotta Israele, appoggia la Palestina”. Ma la poca appropriatezza dell’atto non ha impedito in ogni caso ai partecipanti di sfruttare al massimo un’importante occasione d’ascolto.
Eugenia Beccalli (4F)