Alla ricerca del bene perduto

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Esiste un bene – dell’intelletto, lo chiamava Dante – che Madre Natura semina dentro di noi gratuitamente, alla nascita. Si accoccola nella mente, nel cuore, nell’intestino (perché no!) e aspetta che qualcuno si prenda cura di lui.
Lo annaffiano sagge parole, lo alimentano sapienti letture, lo corroborano intelligenti film, musiche, canzoni, giochi, lo concimano cibi prelibati, lo appagano dolci carezze. Così, crescendo, riempie il mondo di bene.
Già, lo riempirebbe, se qualcuno si prendesse davvero cura di lui. E invece, il più delle volte, il semino se ne sta laggiù, in un angolino della mente, del cuore, dell’intestino, ad aspettare che qualcuno lo nutra. Ma chi si può ricordare di lui, che non disturba nessuno, che non cerca di emergere, che zitto zitto aspetta?
Vede crescere i muscoli e la ciccia, vede aumentare la bellezza e la ricchezza, vede diventare forte l’arroganza e la saccenza, vede ampliarsi la noia e il disinteresse per ciò che lo alimenterebbe. E qualche volta resiste, cerca di non soccombere, fa spuntare qualche fogliolina, ma l’aridità lo assale.
E’ un bene che non riesce a crescere. E nelle famiglie, nelle scuole, nei luoghi di lavoro, nei centri del potere se ne patisce la scarsità.

Linda Soglia

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