A fine luglio, la direttiva europea sull’utilizzo delle cavie è stata modificata dal Parlamento, il quale ha affidato al governo il compito di emanare un decreto di recepimento. Sono stati proposti profondi cambiamenti al testo dell’UE, in particolare all’articolo 13, e la ricerca è in allarme dato che le modifiche proposte limitano categoricamente la possibilità di condurre sperimentazioni. «Le modifiche danneggiano i ricercatori, e soprattutto l’Italia – dice il medico, scienziato e divulgatore Giuseppe Remuzzi, – i problemi della legge sono molti: uno dei cambiamenti proibisce di utilizzare gli animali per studiare sostanze d’abuso. Eppure alcol e droghe sono i problemi più riscontrati nelle giovani generazioni. Non si potranno più fare test sugli animali né effettuare xenotrapianti (cioè di cellule tra specie diverse), nonostante sia uno dei metodi più usati per studiare i tumori. In questo modo, vietando l’uso degli animali, la ricerca contro i tumori verrebbe ostacolata e, anche se sono stati fatti progressi negli ultimi anni, bisogna fare di più. Inoltre, non sarà più possibile condurre ricerche riguardo la sostituzione di organi umani con organi provenienti da animali. La direttiva europea è già molto rigida; è inutile farla diventare ancora più complessa».Al di là delle applicazioni in medicina, Giuseppe Remuzzi ci fa notare: «Per uscire dalla crisi, bisogna fare ricerca: è l’unico modo per innovare. La ricerca biomedica italiana è molto richiesta, nonostante siamo pochi ed i fondi scarseggino. Questa legge però sta facendo di tutto per ostacolare tale ricerca. È ovvio che se un ricercatore non vede nessuna possibilità in Italia, vada all’estero. Già i laureati fuggono normalmente.Le ragioni della politica impediscono sia al ministro della ricerca Maria Chiara Carrozza, scienziata di valore, sia ad una fuoriclasse della ricerca come Ilaria Capua di avere influenza su queste leggi.Bisogna ascoltare la voce dei ricercatori quando si parla di metodi scientifici».C’è un altro problema: molti movimenti animalisti considerano l’abolizione della sperimentazione animale uno dei propri obiettivi principali. In alcuni casi, gli antivivisezionisti sostengono che la sperimentazione sugli animali sia scientificamente inefficace e potenzialmente sostituibile con metodi alternativi, come le cellule in coltura o i topi geneticamente “malati”.Intanto lungo le strade sono nate sfilate affollate contro la vivisezione.
Arianna Ceschina (2B)