Tutto fosse normale. L’Umberto I è una scuola per pazzi e i pazzi sconvolgono la realtà trasformandola a loro piacimento; se in meglio o in peggio è un parere soggettivo. Gli studenti, i bidelli, i professori, sono degli squilibrati , degli inutili “perditempo”, direbbe un qualsiasi uomo d’affari dotato di buon senso. La gente all’Umberto I trascorre ogni momento a sognare. Mentre sale le scale, per esempio, invece di affrettarsi e di preoccuparsi celle cose concrete (come l’imminente inizio delle elezioni), pensa ad altro, fantastica su chissà che cosa. Questa scuola, incredibilmente strana, inizia alle 20.00 e finisce alle 6.00 del mattino così, per quanto sia bello e suggestivo ammirare l’alba all’uscita, durante le lezioni avviene continuamente un inutile spreco di denaro che viene speso per assicurare la luce necessaria a coloro che studiano e lavorano in questo edificio. Inoltre il pasto, che inizia a mezzanotte devono prepararlo gli alunni da soli, perché, naturalmente, le cuoche (persone dotate di buon senso) dormono convinte che l’edificio sia chiuso, a quell’ora di notte, come il resto delle scuole a Torino. Avviene, perciò, un inutile spreco di tempo un utilizzo improprio di ben due ore che vengono impiegate da tutti per preparare da mangiare. All’Umberto I ognuno mangia quello che vuole e questo è molto diseducativo. Le aule, poi, sono costruite ed arredate senza alcun criterio intelligente: hanno una forma ottagonale che assume valore simbolico riferendosi alla Genesi in cui, durante l’ottavo giorno, Dio donò l’anima ai corpi degli uomini. Grossi neon sono posizionati sul pavimento affinché nell’ambiente si diffonda un fascio di luce (psichedelica) dall’alto verso il basso. Questi ultimi sono assolutamente inadatti alle norme di sicurezza presenti in tutte le scuole di Torino: qualcuno potrebbe inciamparsi e farsi male. Le prime assurde caratteristiche che vi ho appena citato bastano per dedurre che l’Umberto I deve cambiare o, almeno, assomigliare approssimativamente alle altre scuole del Mondo. Negli altri licei, infatti, i problemi sono perlopiù superflui: i ragazzi fumano di nascosto nei cortili, la mensa è scadente, manca la carta igienica nei bagni; oppure ogni tanto occorre chiamare un’impresa di disinfestazione se si trova qualche topo nelle aule. La scuola, per le persone “normali”, è un luogo dove si cresce e si apprende e non un posto dove ci si incontra ogni giorno per discutere ed informarsi a proposito dei pensieri propri e altrui; come invece accade all’Umberto I. La gente, solitamente, non si interessa a ciò che passa per la testa agli uomini, si interessa piuttosto a guadagnare, ad incrementare il progresso, a modernizzarsi.
Chi pensa troppo è pazzo.
Dunque ora rimarrete delusi, anche io sono pazza e, più di ogni altra cosa, penso troppo.
Quello che ho scritto fino ad adesso è completamente inventato e, purtroppo, l’Umberto I è in realtà, una scuola normalissima, forse persino banale. Quello che veramente migliorerebbe la mia permanenza qui è un po’ più di libertà. Vorrei semplicemente poter disegnare, mentre ascolto le lezione e che mi fosse concesso senza rimproveri di guardare ogni tanto fuori dalla finestra per fantasticare. Questi desideri sono però inconsueti, me ne rendo conto, ed in fondo capisco mia madre e le persone che mi circondano quando pensano che sia strana e distratta o, addirittura, eccentrica.
Sono pazzi e li capisco.
Désirée Piazza (2D)