Capita spesso di sentire dire dai propri nonni o dagli anziani sul pullman “Gioventù bruciata” “Ma, questi giovani d’ogg i…”
È forse vero? I giovani di oggi hanno realmente bruciato la propria gioventù fingendo di essere più grandi? Giocando ad essere adulti?
Basta aprire un giornale, accedere la televisione per vedere quello che succede ai giovani. Tredicenne padre, undicenne condannato per duplice omicidio, quindicenne stuprata che aveva deciso di non andare a scuola, ragazzi che pestano e rapinano un coetaneo. Ma che fine sta facendo la nostra società? Si tenta di bruciare le tappe che la vita offre perché essere considerati bambini è come essere considerati feccia; si cerca il divertimento laddove è proibito, si gioca a fare gli adulti… Non vi sono regole in questo gioco, chiunque vi entra senza problemi, ma non ne esce. È un circolo vizioso; una volta diventati “adulti” non si può tornare ad essere “bambini”.
Fumo, droga, alcol, sesso, sono tutte componenti di questo gioco che si diffonde tra i giovani sempre più velocemente. Ci si diverte, si dimostra agli altri che si è più “maturi” del previsto e poi quel che viene viene. Non ci si sta a preoccupare per le conseguenze che il proprio comportamento potrebbe comportare.
I genitori si preoccupano, i nonni tirano fuori discorsi del tipo “Alla mia età certe cose non erano permesse!” ecc.
Ma per le generazioni precedenti le cose erano davvero tanto diverse?
Durante gli “Anni di piombo” gli studenti liceali e universitari non si comportavano come ora ci comportiamo noi? Certo, magari in questi anni l’età media dei giocatori si è abbassata, ma non è cambiato molto!
La differenza tra ieri e oggi è che ora non si hanno più principi fissi in cui credere e su cui basarsi. Come direbbero i nonni “non c’è più religione”; non una religione intesa come venerazione in un dio, ma come insieme, appunto, di principi. Parole come fascista o comunista, spesso usate nel linguaggio comune, hanno perso il grande valore che avevano un tempo, diventando semplici categorie sociali per molti adolescenti. Oggi un ragazzo va alle manifestazioni per bere alcolici, fumare canne, saltare giorni di scuola e forse, ma solo come ultimo motivo perché crede in ciò per cui si manifesta. Sia ben inteso, non tutti i ragazzi sono uguali e non tutti la pensano alla stessa maniera. Ci sono quelli che sanno il motivo per cui manifestano, quelli che decidono di non giocare a fare gli adulti, quelli che pur non volendo rispettare le regole imposte dagli altri se ne impongono da soli. Tutti i giovani sono ribelli, si sa, ma c’è modo e modo per esserlo, e non è detto che negando il proprio essere bambini si sia migliori. Che gli adulti facciano gli adulti e che i bambini facciano i bambini, perché la vita è una sola e una volta giunti al traguardo non si può tornare indietro.
Luna Ursino(2F)