Anno nuovo, vita nuova: intervista al Rettore Giulia Guglielmini

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Giulia Guglielmini

La prof.ssa Giulia Guglielmini, Rettore del Convitto Nazionale Umberto I

Tornati a scuola è bastata un’occhiata per accorgersi che l’Umberto I è diverso da come lo abbiamo lasciato a giugno partendo per le vacanze. Nuovi corridoi, nuove classi, nuove facce … nuovo Rettore. Il buon Pietro Teggi è andato in pensione e noi dell’Umbertimes non ci siamo lasciati scappare l’occasione per fare quattro chiacchiere con Giulia Guglielmini, il nuovo Dirigente scolastico del Convitto. Quest’anno, stando a quanto ci dicono gli insegnanti, qualcosa è già cambiato e allora via alle domande.

Che idea si è fatta del Liceo Classico Europeo e dello Scientifico Internazionale venendo qui?

Io sono qui da un mese, che non è poi così tanto, e voi ragazzi siete arrivati da sole tre settimane. Ad un primo impatto posso dire che la cosa più piacevole è sicuramente il continuo confronto con altri studenti europei: abbiamo accolto i tedeschi, poi i polacchi, gli svedesi e lunedì arriveranno gli olandesi. Penso che questo sia davvero importante per un Liceo Classico Europeo e un Liceo Scientifico Internazionale: mi sembra più che doveroso che ci sia questa atmosfera europea in una scuola come la nostra.

Abbiamo saputo che lei non aveva mai diretto una struttura di questo genere; l’idea di venire a lavorare qui le ha suscitato qualche dubbio?

Nessun Dirigente scolastico può avere un’idea precisa della scuola che andrà a dirigere finché non ne fa esperienza diretta, perché ognuna è diversa dalle altre. Io arrivo da esperienze in certi casi molto complesse, perché ho lavorato anche nel privato; tuttavia non sono mai stata Rettore, solo Preside. Mi sono preparata un po’: la mia nomina è stata confermata il 12 luglio, ma in realtà lo sapevo già prima e quindi ho studiato! Proprio come fate voi. Conto di imparare ancora mentre sono qui, perché credo sia fondamentale continuare a studiare e ad apprendere.

E’ la prima volta che sul sito internet della scuola viene pubblicato il Curriculum Vitae del Rettore e abbiamo notato che nel suo compare spesso l’espressione cooperative learning. Ritiene che questo metodo di apprendimento e di insegnamento sia produttivo per i ragazzi?

Credo che il cooperative learning sia una metodologia potente. Ho avuto la possibilità di studiarlo a fondo e ho anche tenuto delle lezioni all’Università sulle metodologie di insegnamento. Si tratta infatti, in primo luogo, di una metodologia di insegnamento, e poi di apprendimento. L’aspetto che trovo più interessante è cosa gli insegnanti sono in grado di fare imparandola e conoscendola. Funziona con i bambini più piccoli, con i ragazzi e a livello universitario, ma è anche il mio modo di lavorare con gli adulti. Molti dei cambiamenti di cui si parla credo siano dovuti al fatto che io adotto questa modalità, che tra l’altro richiede grande abilità sociale e delle competenze di altissimo livello. Chiunque faccia parte di questa grande organizzazione che è la scuola si trova a lavorare interagendo con gruppi di persone molto diversi fra loro: io credo in quella che si chiama “leadership distribuita”.

Secondo lei, qual è il ruolo che la Scuola riveste nel proseguire il percorso educativo iniziato dalla famiglia?

Credo che la scuola eserciti più che mai un ruolo fondamentale proprio oggi che esistono molte altre agenzie educative. Quando io ero piccola avevamo soltanto la scuola. Oggi vi basta un click per trovare informazioni di qualsiasi tipo, anche con modalità più interessanti di quelle offerte dalla scuola stessa. Proprio per questo, secondo me, è necessario che la scuola mantenga il suo compito formativo nella strutturazione del pensiero e della capacità di ricerca: abbiamo il compito di insegnare ad orientarsi in un mondo di informazioni tanto vario come quello attuale.

È vero che oggi l’estrazione sociale non pregiudica più il raggiungimento di alcuni titoli di studio?

Mi piace molto questa domanda. Mi sono sempre battuta e mi batto tutt’ora perché sia possibile lavorare sulle potenzialità di apprendimento di ogni individuo. La scuola ha in questo una grossa responsabilità ed è necessario lavorarci in modo serio. In teoria tutti possono apprendere e dovrebbero continuare a farlo durante tutta la vita. È vero che nel caso in cui si parta da un contesto sociale disagiato è più difficile, tuttavia, dove sia presente un sistema educativo improntato al recupero delle facoltà di apprendimento, è comunque possibile. Non si può ancora dire che la scuola italiana riesca ad affrancare tutti dalla propria situazione di provenienza, ma proprio per questo credo che ci si debba impegnare molto in tal senso.

La nostra scuola enfatizza particolarmente l’apprendimento delle lingue straniere e molti ragazzi, una volta diplomati, decidono di frequentare l’Università all’estero. A chi deve scegliere dove proseguire il suo percorso di studi consiglierebbe di rimanere in Italia o di tentare l’avventura fuori? E con quali motivazioni?

Da genitori abbiamo sempre consigliato ai nostri figli di andare all’estero. Ce li abbiamo portati noi quando erano piccoli e poi sono andati loro con diversi progetti come i Comenius o gli Erasmus. La più grande, che ha frequentato un corso post laurea a Milano, ha studiato a Pechino e a Shanghai e ha già anche lavorato lì. Quindi preferirei non parlare nemmeno di “estero”: dobbiamo essere capaci di muoverci nel territorio europeo e mondiale. In ogni luogo ci sono situazioni culturali diverse e non è facile abituarcisi, ma con un po’ di allenamento la scuola può aiutare i ragazzi a confrontarsi e adattarsi a queste differenti realtà. Solo in questo modo si riuscirà a cogliere quanto c’è di positivo in esperienze di questo tipo, per migliorare sempre di più.

Come ha trovato il Convitto arrivando qui? Insomma, la sua prima impressione?

Sono arrivata il primo di settembre, e il problema principale è stato ritrovarsi in un cantiere più che in una scuola. Colgo l’occasione per ringraziare una volta di più tutti gli operatori scolastici che hanno fatto davvero un gran lavoro: ora quest’edificio assomiglia decisamente di più a una scuola! Comunque spero che quest’idea del cantiere, che ora come ora pesa un po’ a tutti, possa in qualche modo essere simbolica: credo che la scuola debba essere proprio un cantiere, ma di ciò che accade fuori, nel mondo di tutti i giorni. Sarebbe bello che tutte le componenti dell’Istituto, a partire dai ragazzi fino al Dirigente scolastico, abbiano questa capacità di cambiare, di adattarsi alle situazioni e si sforzino quindi di avere sempre un comportamento intelligente all’interno di questa grande organizzazione, proprio come se fosse un grande cantiere formativo. Tengo a sottolineare che questo processo di apprendimento non deve essere solo per gli studenti, ma per tutti, anche per gli insegnanti: sono in arrivo molti corsi di formazione, perché è assolutamente giusto ed utile che – io in primis e poi anche tutti i docenti – continuiamo ad apprendere e ad aggiornarci.

Il tempo a nostra disposizione è scaduto, ma il Rettore vuole ringraziare tutta la Redazione dell’UmberTimes, ricordando l’importanza di un giornale scolastico come il nostro e dandoci anche qualche suggerimento …

Mi ha fatto molto piacere ricevervi in uno dei pochi momenti liberi che ho in questo periodo, perché penso sia molto importante quello che fate. Un giornale scolastico è un modo interessante per aprire un confronto tra le vostre idee e quelle degli altri e ovviamente per informare. Per questo motivo vi esorto a continuare nel vostro lavoro. Per abbellire questi corridoi ancora vuoti, potrebbe essere un’ottima idea appendere i vari numeri cartacei pubblicati nel scorso degli anni: può aiutare ad avere sotto gli occhi qualcosa di concreto che è cresciuto col tempo e che grazie all’aiuto di tutti può cambiare ancora. Il cooperative learning, a questo proposito, esorta anche all’autocelebrazione, che significa semplicemente avere la capacità di valutare il proprio lavoro e di celebrare i risultati raggiunti. Anche questo a mio parere è fondamentale.

Grazie Rettore … la prenderemo in parola, i nostri corridoi saranno tappezzati a dovere!

Luigi Botta, Chiara Murgia (4C)

 

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