Sono solo, in mezzo al nulla. Solo terra e un rigagnolo d’ acqua. Non c’è nulla: né un cespuglio né dell’erba. Sono stato creato dalla polvere e dentro di me è stato soffiato un alito di vita. Di colpo vengo trasportato verso oriente da qualcosa. Sembra una forza che proviene dall’ alto. Ora mi trovo in un giardino; è immenso, non vi è nulla. D’un tratto spuntano in ogni dove germogli che velocemente si tramutano ora in arbusti, ora in alberi. Questo giardino sembra non avere fine, ma verso l’orizzonte scorgo qualcosa: sembra azzurro. Mi avvicino. È un fiume. Questo più in là si divide in 4 fiumi più piccoli. Di fianco ad ognuna di queste “diramazioni” vi è un cartello che segna il nome del fiume. I quattro fiumi sono il Pison che se si segue porta a un ricco giacimento d’oro,il Ghicon che scorre attraverso a tutta la regione d’ Etiopia, il Tigri e l’ Eufrate.
Torno indietro e mi sento privo di forze e sto per staccare un appetitoso frutto da un albero quando una voce mi avverte: “Tutti i frutti puoi mangiare, ma se mangerai dagli alberi della conoscenza, del bene e del male allora la morte ti spetterà.”
Intimorito dalla strana voce mi siedo per riposarmi dalla lunga camminata.
Mi sento solo. Vorrei tanto raccontare tutte le meraviglie che ho visto a qualcuno. Insomma non posso continuare a parlare da solo! Potrei impazzire.
Dal suolo vicino a me iniziano a plasmarsi strane forme; sembrano degli animali. Si avvicinano a me e parlo di colpo: “Ecco! Questo sarà il bue: possente e vigoroso. E al suo fianco questa si chiamerà vacca: grande e più fertile che mai. E voi uccelli …”
Caddi in un sonno profondo come d’ incanto. Sognai: Dio, la forza suprema che mi ha creato e che ha creato tutto quello che mi circonda e che ammiro, scende dall’alto dei cieli e con voce possente dice:”L’ uomo deve avere qualcuno accanto, ma non un animale, non un uccello che lo segua solamente, ma qualcosa che gli appartenga, che gli appartenga veramente, che faccia parte di lui e che da lui provenga.” Dio con delicatezza sottrae dal mio corpo una costola e chiude la ferita facendo tornare la carne come prima. Da questa costola, così come aveva fatto per me, Dio crea la donna con della polvere e ,dopo averle dentro soffiato un alito di vita, la mette al mio fianco.
All’improvviso mi sveglio. Ho un leggero fastidio vicino alle costole; che strano. Di fianco a me, come dal nulla, si avvicina un essere. Ora capisco: il sogno era vero. Apro bocca un po’ intimidito, ma poi parlo con sicurezza: “Tu sarai la donna! Questo sarà il tuo nome, perché da me sei stata tolta. Sei osso delle mie ossa, carne della mia carne e con me resterai. Nostro figlio a sua volta sarà così. Sarà fatto di noi stessi.”
Finalmente il mio desiderio si è avverato, ho qualcuno con cui stare, con cui condividere i miei pensieri e con cui posso essere sincero. Allo stesso modo lei potrà farlo con me e meglio potremo conoscerci.
È sera e io e mia moglie possiamo ammirare un altro regalo che Dio ha creato per noi: un magnifico cielo che illumina con la luna e le stelle tutto il creato.
Gli animali dormono e mia moglie pure. Tra me e me in un momento di quiete assoluta penso: “Tutto questo è meraviglioso! Sarebbe un peccato che il creato venisse in qualche modo rovinato. Devo prendermene cura. Dobbiamo prendercene cura! Io e mia moglie siamo stati creati da Dio, che ci ama e ci protegge. Dobbiamo quindi omaggiarlo per tutto quello che ci ha donato.”
Subito dopo mi addormento, con in mente il pensiero che io, in questo enorme giardino, ho uno scopo e devo dimostrarlo.
I primi raggi del sole mi risvegliano. Sono di buon umore. Ugualmente, mia moglie è già in piedi. La accompagno per il giardino al fine di mostrarle i quattro fiumi che io ho già potuto ammirare. Le dico che rimarrà stupita dalla trasparenza dell’acqua e da tutto l’ ambiente circostante. Durante il cammino ci imbattiamo in un albero diverso dagli altri: è più alto, ha più frutti e sembra quasi che risplenda di più ai raggi del sole.
Ci avviciniamo per ammirarlo meglio quando sentiamo uno strano fruscio tra il prato e d’un tratto udiamo una voce : “Così Dio vi ha detto che da questo albero meraviglioso non potete mangiare?”
Spaventati ci giriamo attorno e vediamo un essere viscido strisciare attorno a noi: il serpente. Questo è l’animale più astuto che Dio abbia mai creato.
Mia moglie risponde al serpente con fermezza: “I frutti del magnifico albero davanti a noi non possiamo mangiare. Se disobbediremo a questo ordine di Dio moriremo di certo!” Entrambi osserviamo il serpente che con aria sospetta si avvicina al tronco dell’ albero e che afferma: “Macché! Mica morirete, anzi diventerete proprio come Dio e riuscirete a distinguere cosa è bene e cosa è male.”
Sia io sia mia moglie pensiamo che le parole del serpente non sembrano proprio vere, ma data la bellezza e l’aspetto appetitoso dei frutti, mia moglie decide di assaggiarne uno e dopo qualche istante lo porge a me. Tutti e due assaporiamo il frutto e ci rendiamo conto di essere ancora vivi.
In seguito ci accorgiamo però anche di essere nudi e, dopo aver udito dei passi, per pudore io e mia moglie ci nascondiamo. Sono i passi di Dio.
“Siamo stati degli stolti! Da quell’albero non dovevamo mangiare!” confesso a mia moglie impaurito. Una voce vigorosa scuote i nostri animi: “Dove sei?” – sto in silenzio un momento, poi rispondo – “Mi sono nascosto appena ho udito la tua voce! Sono nudo e ho avuto paura!”
“Chi?Chi ti ha detto che sei nudo? Non avrai mica mangiato dall’ albero da cui ti avevo proibito di mangiare?”-“ La donna che tu mi hai posto al fianco, ingannata dal serpente, ha staccato un frutto dal ramo e dopo averlo morso me lo ha dato in mano e io l’ ho mangiato.”
L’ ira di Dio si scaglia contro il viscido animale che tentava di fuggire:” Tu! Poiché hai fatto questo verrai maledetto per sempre e strisciando sul tuo ventre mangerai solamente polvere!”
Richiamo l’ attenzione del Signore Dio per scusarmi a nome mio e di mia moglie: “Io, anzi noi, non volevamo farti questo, o Dio! Quel serpente ci ha tratti in inganno! Ti promettiamo che mai più accadrà un fatto simile! Saremo più che mai devoti a te e ti vorremo bene come tu ne hai voluto a noi.”
Francesco Rossetto (1F)