Ora, alla fine del primo trimestre di prima liceo, mi domando se rispetto alle mie aspettative questa scuola mi sta rendendo felice. Per saperlo, dovrei prima capire quali in realtà fossero le mi aspettative. Già, cosa mi aspettavo? Se devo essere sincera, all’inizio non ero molto contenta dell’idea di passare in un noioso Convitto quelli che, speravo, sarebbero stati i cinque anni più belli della mia vita. Avevo paura di non sentirmi realizzata, di non integrarmi in un mondo che sembrava distante anni luce da quello a cui ero abituata. Continuavo a farmi mille paranoie di ogni tipo, mi chiedevo: “E se sarò la peggiore della classe?”, “E se i miei compagni saranno tutti snob?”, “ E se i professori mi prenderanno di mira da subito?” e centinaia di altri “e se”. I miei amici liquidavano queste paure come semplice “ansia da prima liceo”. Facile per loro che sarebbero andati in scuole dove conoscevano tutti o quasi! Poi, andando a fare il test, il fatidico test di ammissione che temevo e al contempo, speravo di non passare, i miei timori sono in qualche modo diminuiti; forse perché se non lo avessi passato avrei potuto usare come scusa la mia ignoranza e non la paura di scegliere quella scuola, mentre se per qualche strano caso lo avessi invece superato non mi sarei più potuta tirare indietro. Invece quando ho saputo di essere stata ammessa ho quasi fatto i salti di gioia: ce l’avevo fatta! Perfino il primo giorno è stato meno traumatico di quanto pensassi. Anzi, ero addirittura contenta di iniziare una nuova vita in mezzo a gente sconosciuta, tant’è che mi sono svegliata tutta contenta invece di imprecare contro la sveglia come al solito. Però arrivando davanti a scuola i vecchi dubbi che credevo superati hanno ripreso ad assalirmi. Sono entrata cercando di non pensarci. Ci hanno fatto sedere in aula magna per darci il benvenuto e annunciare quali sarebbeo state le classi. Ho ascoltato con molta attenzione, terrorizzata dalla paura di non sentire il mio nome e fare figuracce. Il ragazzo di fianco a me si girò e mi sorrise. Ricambiai il sorriso sollevata: “sembra simpatico, speriamo di essere in classe insieme”. I ragazzi intorno a me si alzavano dopo essere stati chiamati dai rispettivi educatori. Finalmente senti il mio nome. Mi alzai e mi avviai verso il gruppo dei miei futuri compagni di classe; incominciammo già subito a fare le presentazioni e mi sembrarono tutti molto gentili. “Forse non sarà poi così terribile!” Adesso, dopo quattro mesi, mi sono integrata, ho fatto amicizia con i miei compagni, i miei voti sono di gran lunga più alti di quanto mi aspettassi e ho perfino un buon rapporto con i professori e l’educatore. Ho capito di aver fatto la scelta giusta; sono molto contenta del fatto che il “noioso Convitto” si sia rivelato in realtà un posto fantastico e talvolta persino divertente dove ho conosciuto un sacco di gente interessante. Insomma: molto. Rispondendo alla domanda iniziale: eccome se mi sta rendendo felice!
Beatrice Costa (1G)