Le fiabe ambientate nella foresta sono probabilmente nate durante l’Alto Medioevo, periodo storicamente curioso, poiché, da come ci raccontano i libri, è come se tutto si fosse fermato ritornando ad uno stato più selvaggio. E’ infatti un’epoca in cui le gloriose vie romane vengono inghiottite dalle foreste rinascenti e in cui la gente, abbandonando le città ormai insicure , torna a vivere in villaggi sperduti. Un altro elemento importante di questo periodo è senza dubbio la sparizione della maggior parte dei testi scritti e la progressiva tendenza a raccontare le cose per via orale. Proprio così nascono le fiabe: racconti inventati nel corso del tempo che venivano tramandati oralmente e che delineavano in un certo modo la mentalità dell’uomo dell’epoca. Le fiabe tra di loro sono molto simili sia strutturalmente che per contenuto. In esse si delineano facilmente i protagonisti e i loro antagonisti, mancano riferimenti a luoghi, date e persone, c’è un presenza costante di elementi fantastici, ma senza dubbio l’elemento fondamentale è quello della foresta. “Ora la povera bambina era tutta sola nel bosco e aveva tanta paura che badava anche alle foglie degli alberi e non sapeva che fare. Si mise a correre e corse sulle pietre aguzze e fra le spine; le bestie feroci le passavano accanto”. (Biancaneve nella versione raccolta dai fratelli Grimm). La selva nel medioevo ha un effetto molto forte sull’uomo del tempo. Questi infatti la sente e la riconosce come un luogo sconosciuto, inospitale e dimora di esseri fantastici che potenzialmente gli potrebbero nuocere. Molti, in un mondo estremamente religioso come quello alto medievale, vedevano il bosco come la casa dello stesso diavolo.. Nelle fiabe, anche se in forma lieve, si può notare la presenza di questo mondo completamente cristianizzato, come per esempio nella ricorrenza di certi numeri, quali il tre e il sette, o anche in piccole invocazioni a Dio, come succede in un altro pezzo della fiaba di Biancaneve. “Poi era così stanca che si sdraiò in un lettino […] ci si coricò, si raccomandò a Dio e si addormentò”. Un’altra caratteristica dell’uomo medievale che si riconosce nelle fiabe è quella che questi aveva una mentalità non di tipo razionalistico ma magico – simbolico ossia tendeva ad immaginare elementi magici in un contesto reale. “E, siccome s’intendeva di stregoneria, preparò un pettine avvelenato”. (ancora Biancaneve dei fratelli Grimm). Insomma, un aspetto straordinario che trovo nelle “fiabe della foresta” è quello che, sebbene siano brevi e semplici storie, racchiudono in se stesse l’intera visione del mondo dell’Alto Medioevo.
Giorgio Selvini (3F)