Venerdì 28 novembre, prima di andare al teatro Carignano a vedere lo spettacolo “Re Lear” di Shakespeare, ho cercato su Internet la trama di quest’opera per approfondirla e per capire meglio la parte che era stata omessa dal copione su cui abbiamo lavorato in classe. Infatti noi abbiamo usato una riduzione che era stata fatta dall’attore Marco Alotto molti anni fa per uno spettacolo del laboratorio teatrale della nostra scuola.
Dopo aver letto la trama completa mi aspettavo di vedere uno spettacolo incentrato sul tradimento di Goneril e Regan verso il loro padre e sulla sincerità di Cordelia, perché sapevo che era la parte principale e quindi pensavo sarebbe stata messa in evidenza. Invece, ho notato che nello spettacolo cui ho assistito, con regia di Michele Placido, è stata data molta più importanza alle vicende dei due fratelli Edgar ed Edmund, i figli del Duca di Gloucester.
Analizzando il copione in classe,inoltre, era emerso che secondo Shakespeare, se ci sono degli sconvolgimenti nei rapporti interpersonali fra esseri umani, ce ne sono anche nella sfera della politica e in quella della natura; infatti re Lear abdica e ci sono “rivolte tra la popolazione” ed “eclissi di sole e di luna che non preannunciano niente di buono”.
Mi aspettavo di vedere più marcato questo aspetto nello spettacolo e invece c’erano pochi riferimenti agli elementi naturali: ho notato solo la scena durante la quale Lear erra sotto la violenta tempesta che contribuisce a farlo diventare pazzo.
In realtà, c’erano anche altri momenti dell’opera in cui questo aspetto poteva essere messo in risalto: ad esempio quando Kent, che prova a difendere Cordelia, viene cacciato dalla corte perché contraddice il volere del re. Fossi stata io la regista, avrei aggiunto in questo punto della storia la scena riportata nel nostro copione in cui quattro gentiluomini, guardando il cielo, vedono delle nubi che sembrano preannunciare discordie e tradimenti che ci saranno tra padri e figli. Avrei fatto questa scelta perché, secondo me, è la parte grazie alla quale si riesce a capire meglio l’interazione tra le sfere.
Inoltre avrei dato più importanza al perdono di Lear da parte di Cordelia e più in generale al loro incontro finale, perché, secondo la mia opinione, questa è la parte più importante e significativa dell’opera, ossia è la prova dell’ultima frase detta da Edgar come conclusione dello spettacolo:”Dobbiamo dire ciò che sentiamo e non quello che ci conviene.”
Avrei messo più in risalto anche la morte di Cordelia perché è questa che causa a sua volta la morte di re Lear.
Ho apprezzato, invece, la scelta del regista di dare allo spettacolo caratteristiche post-moderne con l’inserimento nelle scene di oggetti contemporanei e di frasi con riferimenti all’attuale situazione politica.
In generale, lo spettacolo mi è piaciuto perché gli attori erano veramente bravi e tutto era curato nei minimi dettagli e anche la storia in sé era davvero bella e secondo me “Re Lear” è la migliore tra le poche opere di Shakespeare che conosco.
Barrera (2F)