Il Pagella NonSoloRock 2011, una competition musicale dedicata agli studenti delle superiori della provincia di Torino. I gruppi si iscrivono (entro il 17 gennaio, mi raccomando…) e poi suonano in locali della città proponendo canzoni proprie il tutto è nato negli anni ’90 con vari tentativi di estendere l’iniziativa a livello nazionale, anche se la cosa non è andata per il meglio. Questo è il succo. Stasera però l’obiettivo non è quello di parlarvi dell’organizzazione, dei moduli da firmare, dei termini di consegna o di tutta una serie di avvenimenti cronologici che non farebbero altro che annoiarvi, no, stasera l’intento è quello di parlare di una band che partecipa ormai da anni a questa iniziativa. Così perché a dirla tutta sempre stasera siamo un po’ di parte, perchè se lo meritano e poi perchè quando il nostro comune fa qualcosa di meritevole perchè non sottolinearlo? Perché non raccontarlo dal punto di vista di chi ha assistito a qualcosa di speciale, anche solo così, per dare un assaggio dell’emozione?
Dopo tutti questi perché è giusto dare anche qualche risposta, la prima, loro: I Dieci Piccoli Indiani. La presentazione è sempre la stessa, già da un po’; è diventata quasi un’etichetta: “Non sono dieci, non sono piccoli e anche se sono truccati in modo strano non sono indiani…” Infatti sono solo quattro, si distribuiscono tra università e ultimo anno di liceo e sono italianissimi… Il presentatore non è un granchè sembra quasi sia stato pagato per scoraggiare i gruppi alla loro salita sul palco, ma decidiamo di non scomporci o innervosirci per quanto non ci sembri giusto. Così parte la musica; il presentatore si è ormai dileguato, le amare battute si sono dissolte, serve solo ascoltare adesso … E’ difficile dare un giudizio tecnico, anche questo sarebbe noioso, così ci limitiamo all’emozione, pura e semplice. Nietzsche vedeva nell’arte e nella musica l’espressione massima del Dionisiaco, l’incontrollabile pulsione vitale che l’uomo cerca di reprimere da secoli con leggi e morali definite “genealogie” che stasera non servono… Il gruppo si destreggia perfettamente con le due chitarre il basso e la batteria in un rock psichedelico che dà un’idea di qualcosa di fluttuante.Ok, definizione insolita e forse poco appropriata, ma avete presente Alice nel paese delle Meraviglie? Già, quando incontra il Bianconiglio, cade nella tana e comincia a precipitare con una lentezza impressionante: pochissima gravità. L’unica differenza tra l’effetto dionisiaco della musica e la piccola Alice è che lei urlava di paura, qui il pubblico non può fare a meno di dondolare placidamente la testa e spesso sorridere. La presenza scenica e invidiabile, non c’è imbarazzo o impaccio, sembra siano abituati a calcare i palchi di Torino o forse, riescono a dissimulare bene; non lo scopriremo mai. I pezzi sono lunghi e realmente musicali (nel senso che il gruppo dà ampia dimostrazione delle proprie capacità), i testi sono brevi, ma d’effetto, costringono a ragionarci su, almeno per un po’ e, cosa migliore, non rimangono in testa come un ritornello sentito mille volte alla radio ma continuano a lasciare quel di più che non si può spiegare a parole …
Il distacco totale dalla realtà, quello che rapisce quando si sogna, o quando si è ipnotizzati purtroppo finisce presto… Alice è tornata a terra con un tonfo e uno scrosciare di applausi.
La serata continuerà ancora per molto, oltre a “I Dieci Piccoli Indiani” ci sono i “Feel All Fall” (Rock), i “Led Blue Fire” (Rock) e i “The Jokers” (Alternative Rock). Si prospetta una serata fatta di birra e pogo selvaggio dal quale i meno impavidi si defilano per evitare di essere, come dire, letteralmente spiaccicati, date le piccole dimensioni del locale “Imbarchino” del parco del Valentino e la carenza di tecnica nell’applicare tale divertissement. Così, seduti tranquilli ad un tavolo mentre la musica arriva lieve alle orecchie, tra un apprezzamento e l’altro sul gruppo che si sta esibendo, alla domanda: “Piaciuto?” si può solo rispondere “Oh sì…” mentre il Dionisiaco torna a nascondersi nell’angolo più recondito dell’inconscio.
Nastassia Aldanese (5C)