“Basta – pensava – è ora di finirla, è meglio così per tutti” …

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L'amore non ha età“Basta  – pensava – è ora di finirla,  meglio così per tutti” …
Eppure non riusciva a smettere di pensare a lui, alle sue mani grandi che la stringevano al petto, alla sua voce, alle sue parole sempre rassicuranti. Sapeva bene quello che stava facendo, stava rovinando una famiglia, spezzando via le vite di tante persone, eppure era impossibile ribellarsi a quell’amore. Quell’amore così puro, così incontaminato, nato quasi come un amore platonico, si stava rivelando un’ossessione, una malattia, quasi una droga che la stava consumando a poco a poco.
Stava deludendo le aspettative che tutti, genitori, parenti e amici, riponevano in lei, ma non trovava altra soluzione.
Ripensava a quelle passeggiate al parco, lontano dagli occhi maliziosi e dalle dicerie della gente, ripensava a quella sensazione di serenità che finalmente si impossessava del suo corpo. Lì nessuno li avrebbe riconosciuti, nessuno li avrebbe giudicati e forse nessuno avrebbe nemmeno notato i 30 anni di differenza tra i due. Erano liberi, senza vincoli, senza vergogna, senza timore. Ma erano episodi rapidi e sporadici,e sapevano perfettamente entrambi che ben presto sarebbero dovuti tornare alla realtà: lui al suo lavoro, a badare alla sua famiglia e ai suoi figli, lei ai suoi doveri di studentessa e alle sue preoccupazioni da adolescente. Si erano spinti troppo in là, lo sapevano bene, ma nessuno aveva il coraggio di tornare indietro. Lei era ad un bivio, ma entrambe le strade erano così spaventose che avrebbe preferito rimanere nel dubbio, addormentarsi per poi svegliarsi e capire che era tutto un sogno, un terribile sogno.
Purtroppo non era così, purtroppo quel sogno terribile era reale, era la sua vita dalla quale ormai era oppressa e sommersa e non sapeva come riemergere. Non poteva dire la verità, anche se spesso lo avrebbe voluto, perché avrebbe spezzato il cuore e rovinato la vita di troppe persone a cui voleva bene, ma nello stesso tempo erano proprio quelle persone a farla stare peggio, a pressarla, a farla vergognare di se stessa, a farla lentamente morire … Tutto era come un’uccisione per lei: sentire i racconti delle amiche e le loro stupide pene d’amore, ripensare al volto del suo amato, a quegli sguardi di intesa, di comprensione, di passione, ripensare ai momenti felici e maledirsi per aver scelto di inseguire quell’amore impossibile.
Non avrebbe mai immaginato che l’amore, quel sentimento così dolce, quella sensazione afrodisiaca che ti rapisce quando hai la conferma di essere amato, quella candida melodia che ti culla sulle note della passione si sarebbe potuto trasformare in una acre e funesta morte.

Calvetti Martina (5B)

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