Benvenuto Popolo Libero

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Genova 17 marzo 2012A Genova tutto viene dal mare. L’odore di salsedine che si mescola allo smog della sopraelevata, le merci colorate dagli odori attraenti, i venditori, nati nei più diversi Paesi del mondo. Il 17 marzo 2012 dal mare – ma anche dal cielo e dalla terra, come ha sottolineato don Luigi Ciotti nel volantino di presentazione della giornata – sono arrivati più di centomila manifestanti, che hanno raggiunto la città per portare anche al nord Italia un chiaro messaggio di rifiuto nei confronti delle mafie. Da piazza della Vittoria un fiume di persone punteggiato di bandiere di Libera gialle, arancioni e fucsia ha marciato per due chilometri e si è riversato nella piazza Caricamento del Porto Antico per ascoltare gli interventi delle autorità e la lettura dei tanti nomi delle vittime di mafia. I discorsi di magistrati, sindaci e presidenti ricordano ai manifestanti l’impegno che molte tra le persone di cui si leggerà di lì a poco il nome hanno dedicato alla lotta contro le mafie ed esortano a continuare un lavoro già iniziato. C’è Andrea Campinoti, presidente di Avviso Pubblico, che sottolinea l’importanza dell’onestà dei funzionari e ricorda in special modo quelle quarantasei vittime uccise dalla criminalità organizzata proprio perché non disposte a cedere la democrazia in cambio di qualche mazzetta. C’è il sindaco di Genova Marta Vicenzi, che ribadisce l’importanza dell’organizzare momenti come quello del 17 marzo e si dichiara orgogliosa che Genova, città medaglia d’oro della Resistenza, ospiti tante persone decise a lottare in nome della giustizia e della legalità. Ci sono l’Onorevole Alessandro Repetto e Claudio Burlando, presidenti della Provincia di Genova e della Regione Liguria, che sottolineano il valore della giornata non solo come momento per ricordare le vittime, ma anche e soprattutto per diffondere maggiormente la cultura della legalità.

I centomila manifestanti hanno ascoltato, stringendosi nelle giacche contro il vento ligure che aveva cominciato a soffiare; con lo spegnersi degli ultimi applausi un piccolo gruppo di musicisti ha iniziato ad eseguire il delicato sottofondo che ha accompagnato la lettura dei nomi delle vittime di mafia.
Da quello di Emanuele Notarbartolo, nato nel 1834 ed ucciso cinquantanove anni dopo per aver tentato di risanare i gravi problemi finanziari del Banco di Sicilia entrato in crisi dopo l’Unità d’Italia, a quello di Carlo Cannavacciulo, assassinato a soli ventisette anni il cinque novembre scorso per aver reagito ad una rapina a Castellammare di Stabia, dal palco sono stati letti i nomi delle vittime di mafia. Ottocentoventiquattro nomi sono tanti, troppi, eppure non sono tutti: sono ancora molte le morti misteriose e le famiglie in cerca di verità e giustizia. Su ottocentoventiquattro nomi, sono pochi quelli di cui le persone in piazza conoscevano la storia: Peppino Impastato, Carlo Alberto Dalla Chiesa, Emanuela Setti Carraro, Paolo Borsellino, Rita Atria, Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Giancarlo Siani, Giuseppe Fava.
Dopo la profonda emozione suscitata dalla lettura dei nomi e dagli intensi interventi dei familiari sul palco, è cominciato il discorso del presidente di Libera. Come sempre travolgente e capace di usare le parole più giuste e forti, don Luigi Ciotti ha esaltato e commosso tutta la piazza: dall’aperta scomunica nei confronti dei mafiosi che “non fanno parte della comunità della cristianità” al racconto della tragica storia di Placido Rizzotto e Giuseppe Letizia, l’intero intervento di don Ciotti è stato accompagnato da lunghi applausi. Ricorda che tutti parlano di mafia, persino i mafiosi, ma che sporcarsi le mani e combatterla è qualcosa che ancora troppo pochi fanno, e condanna le ‘zone grigie’ della società e della Chiesa, tutte quelle facce d’angelo che nel silenzio favoriscono la criminalità organizzata. Sprona a fare concretamente oltre che a dibattere, a ricordare sempre le storie di chi si è speso in questo senso prima di noi. Sottolinea l’importanza che ha avuto scegliere Genova come sede di questo importante appuntamento annuale: una città del nord per gridare che tutti vediamo gli sporchi tentacoli della mafia che stringono sempre di più anche questa parte della penisola, una città di mare perché per secoli è stata ed è tuttora porta d’Europa, una porta dalla quale non vogliamo che entri la criminalità organizzata. Dunque una porta sbattuta in faccia alla mafia, ha detto forte don Ciotti dal palco, ma aperta a tutti coloro che hanno voluto urlare il proprio desiderio di giustizia e legalità, al popolo Libero.

Chiara Murgia (3C)

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