Brainstorming

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dalla quintaDal prossimo anno perderemo 12 redattori in un colpo solo! Una consapevolezza sconfortante, se vista con occhi troppo romantici. Una soddisfazione profonda, se la riflessione cambia prospettiva. 12 giovani uomini e donne che hanno costruito fin dal primo giorno il nostro giornale. 12 studenti e studentesse che hanno investito il proprio tempo libero in un progetto pronto oramai a camminare sulle proprie gambe. 12 ragazzi e ragazze che con il loro esempio, senza chissà quali parole, ci lasceranno un grande insegnamento. La scuola è anche questo. Non solo interrogazioni, lezioni, lezioni, interrogazioni. Non solo libri, temi, temi, libri. La scuola è e dovrà essere sempre e solo questo. 12 inconsapevoli insegnanti che, salutando dopo cinque anni, hanno reso la scuola un posto migliore.

Un saluto a cinque anni. Un saluto a questa scuola e ai professori. È stata una battaglia continua, ma divertente. Un saluto ai compagni e un addio definitivo alla mensa. Un abbraccio a chi ha ancora del tempo da trascorrere all’Umberto. Volerà … e sarà uno splendido ricordo.

Un passo. Manca solo un passo e poi vedremo la luce. Il momento tanto atteso è finalmente arrivato, presto saremo noi e il mondo. E basta. Ma sono felice? Non lo so, ma mi sento in dovere di ringraziare questa scuola, amata/odiata, queste mura che hanno circondato la mia vita per cinque indimenticabili anni. E ora sono pronta per affrontare la vita! Yeaah!

Questo lungo e faticoso viaggio sta volgendo al termine … Tante emozioni, tanti ricordi, tante paure, tante soddisfazioni rimarranno chiuse tra questi armadietti e queste mura. La memoria di una grande famiglia sarà sempre serbata nei nostri cuori. Scenderemo le scale imponenti, varcheremo la soglia di questa scuola con la consapevolezza e la speranza di essere, finalmente, diventati grandi.

Si diventa grandi, prima o poi … ora è giunto quel poi, ma non si vuole diventare grandi! Ce la faranno i nostri eroi? Quanta malinconia comporta il crescere … Cinque anni da condensare in poche righe; Ungaretti ce la farebbe, io no, e non resta che un grumo confuso di pensieri. 

Sono tanti cinque anni. No, sono un periodo assolutamente esiguo. Ci sono un sacco di aggettivi adatti a descrivere questi cinque anni: intensi, faticosi, emozionanti e deprimenti, felici e tristi … ma non lunghi. Come qualsiasi esperienza vissuta e sudata sono volati. E arrivata alla fine del mio percorso vorrei augurare un in bocca al lupo a tutti. Ai maturandi in primis, ma anche a coloro che torneranno qui il prossimo anno e il prossimo anno ancora.

L’eccitazione dovuta al futuro ancora ignoto. Il senso di nostalgia che non si può non provare, anche se non è ancora finita. La stanchezza di chi vuole lasciarsi tutto alle spalle e non pensare più a niente. Non si può definire la Quinta. Se ne può solo ricordare il gusto aspro e al contempo dolce, che  lascia insoddisfatti, ma non si sa di cosa.

“Tutte le situazioni finiscono, prima o poi, è lo schifo imperfetto della vita” ha scritto Andrea De Carlo in “Due di Due”. In questo momento dell’anno sostituirei volentieri la seconda parte della frase con un “per fortuna”. Senza dubbio me ne pentirei nel giro di poco tempo.

Saluti? Ma per piacere. Una scuola del genere è troppo traumatica per scomparire dopo la maturità. Umbertini una volta, umbertini per sempre. Purtroppo? No, dai.

Che ansia! Il motto dell’ultimo anno? Niente paura, forse è solo esorcizzare il “male di studio”… alla fine, guardando indietro tutto si avvolge in una bolla di vetro: l’aria familiare e magica di un souvenir.

La “Quinta” Redazione

 

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