La vita di uno studente americano può sembrare facile. In America gli studenti possono guidare dai sedici anni, a scuola hanno i balli studenteschi e le verifiche sono molto più facili, per questo si ha più tempo libero per stare più con gli amici. Gli amici che hai li vedi durante i 45 minuti di lezione o dopo scuola. Ma cosa succede se non riesci a farti degli amici in una classe, cosa succede se hai più difficoltà a socializzare degli amici degli altri? Conoscevo un ragazzo che a causa di alcune difficoltà nell’integrarsi con i coetanei era considerato inferiore ad altri suoi compagni di classe.
Come ogni giorno alla prima ora di scuola avevo Inglese. Pochi giorni prima stavamo parlando dei problemi che affliggono la nostra società come il bullismo , le discriminazioni razziali e le famiglie che devono crescere bambini affetti di autismo. A due file da me era seduto uno studente che a quel punto è intervenuto nella discussione affermando che lui si sentiva particolarmente coinvolto in tutto ciò poiché spesso aveva difficoltà a farsi degli amici e ad essere più sicuro di se stesso. L’ha detto con lo sguardo basso e con la voce grave e insicura. Gli altri studenti in classe erano tutti silenziosi e sorpresi da un tale intervento. Pochi giorni dopo un insegnante di sostituzione è arrivato nella nostra classe.
Era anziano, sulla settantina, basso e robusto con una voce rauca e squillante. Ogni giorno alle sue classi chiedeva di cosa parlassero i telegiornali. Era un modo interessante per sapere cosa stava succedendo nel mondo. Io, come il resto della classe, ascoltavo i diversi interventi dei compagni di classe, e mentre una ragazza stava raccontando cosa aveva letto sul giornale, il mio sguardo è caduto sul ragazzo che pochi giorni prima si era confessato dicendo di avere dei problemi nelle relazioni tra coetanei. Era distante da me ma potevo capire cosa stava dicendo. La sua sedia era troppo vicina al tavolo e probabilmente non gli permetteva di sedersi comodamente quindi cercò di allontanarsi ma qualcosa stava bloccando la sedia. Si è voltato e ha notato che i piedi che poggiavano sulla sua sedia erano del compagno seduto dietro di lui. “Puoi spostare i piedi, per favore?”ha chiesto gentilmente; ma il compagno l’ha guardato fisso negli occhi senza muovere i piedi. Ciò che mi ha colpito è stato lo sguardo di quel ragazzo di nome Zack. L’altro ragazzo frustrato dall’inutilità della sua domanda si è voltato di nuovo e pochi secondi dopo l’altro ha finalmente mosso i piedi. Probabilmente alcune persone penseranno “tanto ha tolto i piedi”, ma ciò che mi ha fatto arrabbiare sul serio è stato lo sguardo di Zack, lo stesso sguardo con cui si guarda qualcosa per cui si prova disgusto e nessun tipo di rispetto. I suoi occhi sembravano fissare il nulla e probabilmente questa era la considerazione che provava per l’altro ragazzo.
Credo di poter personalmente definire questo un atto di bullismo. Da quel giorno, ogni volta che vedo il ragazzo timido, mi viene in mente il suo sguardo mentre si voltava di nuovo verso il suo posto. Credo che le persone non possano fare cosa peggiore che non portare rispetto verso gli altri, specialmente quando si sa che il prossimo ha delle difficoltà nel socializzare. Non posso dire che non provo alcun rispetto per il ragazzo che non tolse i piedi dalla sedia, poiché così facendo entrerei in contraddizione con me stessa; inoltre credo che gente come Zack senta il bisogno di imporsi su persone più deboli perché soffrono anche loro di grande insicurezza e facendo così si sentono superiori ai loro compagni. Detto ciò, non voglio giustificare il suo comportamento. Credo che oggi non si dovrebbero più verificare questi episodi. A sedici anni le persone dovrebbero essere in grado di distinguere ciò che è giusto da ciò che è sbagliato e dovrebbero sapere cos’è il rispetto.
Probabilmente questo è nulla a confronto con altri tipi di bullismo e credo che si dovrebbe fare qualcosa per far sì che alcune persone non debbano essere vittime di individui che non sanno cosa significhi rispettare. Molte di loro sono in grado di superare gli atti di bullismo, ma altre, a volte, iniziano a credere ad ogni parola detta dai bulli, tanto da prendersela con se stessi. Tra queste persone purtroppo ci sono coloro che preferiscono togliersi la vita piuttosto che sopportare altre ingiustizie.
Personalmente credo che ciò che ci rende esseri umani sia la capacità di rispettare gli altri. Senza, non possiamo aspettarci che gli altri l’abbiano nei nostri confronti.
Valeria Livigni (4C)