Buono a sapersi (o forse no!)

Tempo di lettura: 3 min

 

“Decreto” e “privatizzazione” devono proprio essere le due parole più amate dal governo Berlusconi : prima il ministro Gelmini tenta di colpire le università e le scuole superiori, poi il ministro Tremonti, che vuole anche lui giocare in grande, propone un nuovo decreto legge per “privatizzare” l’acqua, che viene vagliato e approvato dal consiglio dei ministri il 09/09/2009. Non resta che l’approvazione del Parlamento, che si esprimerà a favore o contro il 24 Novembre 2009.

La cosiddetta “privatizzazione” consisterebbe nell’affidamento della gestione e dell’amministrazione delle reti idriche a società private, scelte dai comuni e dagli enti regionali con dei concorsi pubblici, mediante procedure competitive ad evidenza pubblica. Peccato che l’ “evidenza pubblica” salterà fuori solo dopo che il decreto sarà passato al parlamento, considerato il fatto che i giornali, proprio mentre quest’estate si parlava di libertà di stampa, non hanno praticamente toccato l’argomento, lasciando la maggior parte dei cittadini ignari riguardo le sorti dei loro rubinetti. Probabilmente escort e appuntamenti illeciti sono stati considerati una notizia di importanza prioritaria, ma il peso di questo decreto si farà sentire presto.

Il nuovo decreto (23-bis Servizi pubblici locali di rilevanza economica) è stato emanato per rispetto delle normative comunitarie, che invitano a seguire il principio di sussidiarietà, secondo il quale qualunque attività o servizio pubblico che possa essere svolto da comuni e regioni, deve essere lasciato a questi ultimi senza interferenze dello stato, per far si che il servizio in questione possa essere più vicino al cittadino. Per quanto riguarda il servizio idrico in Italia, i comuni già si appoggiano a società private per un’amministrazione più efficiente del territorio a loro assegnato, ma ne mantengono comunque la gestione garantendo ai cittadini il pagamento di un canone fisso, non soggetto alle leggi del libero mercato.

Con la privatizzazione completa, l’acqua diverrà una merce soggetta a tutte le oscillazione dei prezzi che possiamo ammirare con sgomento al mercato tutti i giorni e , come è successo a suo tempo alle compagnie telefoniche, ci ritroveremo delle tariffe fantasiose anche per bere.

Insomma, considerato il fatto che le regioni e i comuni sono fra quelle poche cose in Italia che funzionano abbastanza bene e che il servizio dell’acqua non necessita di una riforma così urgente, forse avremmo fatto meglio prima a guardarci intorno: i nostri cugini Francesi, un po’ più avanti di noi, hanno compiuto lo stesso procedimento di privatizzazione venticinque anni fa. Non si devono essere trovati troppo bene con la nuova amministrazione, tant’è che ancora poche settimane e l’intera gestione delle acque potabili parigine ritornerà nelle mani del Comune. Sin dallo scorso maggio il sindaco Bertrand Delanoë aveva annunciato alla cittadinanza la decisione di ritornare ad una gestione idrica pubblica e di non rinnovare i contratti di distribuzione e fatturazione delle acque parigine alle multinazionali francesi Veolia e Suez, in scadenza il prossimo 31 dicembre. Dal 1° gennaio 2010 l’intero servizio idrico passerà nelle mani di un Ente di diritto pubblico che si chiamerà EAU DE PARIS. Grazie alla ri-municipalizzazione, il Comune risparmierà 30 milioni di euro l’anno, che serviranno sia a migliorare la rete idrica, sia a stabilizzare il prezzo di 2,77 euro al metro cubo fino al 2014.
La decisione del Comune di Parigi si iscrive nel movimento di ri-municipalizzazione dell’acqua in Francia e nella più ampia battaglia mondiale per il riconoscimento dell’acqua come diritto umano e per la ri-pubblicizzazione dei servizi idrici. Ma come al solito, fette di prosciutto su occhi ed orecchie, non ci siamo accorti di nulla: passi la cronaca francese, ma almeno quella italiana dovremmo conoscerla, considerato che la bolletta arriverà a noi! A quanto pare il parere dei cittadini ( alla faccia del principio di sussidiarietà) non è richiesto, ma con l’acqua come con la scuola c’è poco da scherzare. Prima di rimpolpare la Costituzione a piacimento, i cari ministri farebbero meglio a leggerla : La sovranità appartiene al popolo, il quale gradirebbe essere informato e dare il suo parere ogni tanto; se poi il parere venisse anche ascoltato, non ci offenderemmo.

 

Eugenia Beccalli (3F)

17950cookie-checkBuono a sapersi (o forse no!)