Album d’esordio straordinario per un artista eccezionale: fuori dagli schemi, inaspettato, un lampo a ciel sereno. Burial, il misterioso artista londinese che vuole restare anonimo e tenere segreta la sua identità, rivela così al mondo il suo talento, con tredici tracce che meritano di essere ascoltate e riascoltate innumerevoli volte, assaporando ogni cambio, ogni accordo, ogni voce. Il suo stile è un misto tra dubstep, genere che è stato indelebilmente segnato da questo album, soul ed elettronica pura: un autentico pioniere in questo tipo di musica. Ritmi lenti contrastano con altri travolgenti, in un’armonia celestiale; tutto scorre e tutto si trasforma. Le meste voci, il susseguirsi continuo dell’incalzante quanto rassicurante battito, i pad, gli archi e tutti gli altri strumenti, meravigliosamente combinati, ispirano all’ascoltatore i sentimenti più profondi e nascosti dell’animo umano; chiudere gli occhi e lasciarsi andare è davvero un gesto quasi automatico.
Ogni traccia è un viaggio, una storia, un’esperienza interiore. La melodia è la protagonista principale, non si lascia spazio a fantasticherie o viaggi mentali, non c’è mai l’urgenza di saltare al pezzo successivo lasciando a metà un altro, perché si tratta di un tutt’uno collegato.
L’unica pecca è che non c’è un’evoluzione del suono: i tratti generali si mantengono gli stessi dall’inizio alla fine, la cupa e grigia atmosfera – ispirata alle desolanti e industriali metropoli britanniche, rievocata tra l’altro anche in copertina dallo sguardo assente e perso del personaggio dipinto – permane per tutta la durata dell’album, due volte vincitore del titolo di Album dell’Anno secondo le prestigiose riviste The Wire e Mixmag nel 2007.
Anno di pubblicazione : 2007 / Tipo di album : Studio / Durata : 51 min, 16 sec / Genere : Elettronica / Etichetta : Hyperdub / Prezzo iTunes : 9,99 €
Pouya Houshmand (III E)