Cannella e canditi

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Natale-infamiglia.ext_-1200x675Penso che il Natale sia, in ogni famiglia, un momento importante, dove ci si ritrova e si passa del tempo insieme alle persone che ti stanno più care.

Il mio Natale inizia circa a ottobre quando comincio a indossare calze con le scritte ”Merry Christmas” e pupazzi di neve o renne disegnate. 

A inizio novembre, solitamente,  insisto per addobbare l’albero, ma i miei genitori non la pensano come me e alla fine si raggiunge il compromesso di metà novembre.

La musica natalizia con le campanelle inonda la casa e quando finisce il disco lo faccio ripartire da capo.

Non esiste Natale senza biscotti alla cannella o con i canditi, che preparo ogni fine settimana con mia mamma e che solitamente finiscono entro il lunedì, perché si sa che a nessuno piace lavorare per prepararli ma tutti sono bravi a mangiarli.

Devo dire che non sono un’amante dei panettoni ma mio fratello li adora e ogni mattina, già da ottobre, inzuppa grandi fette nel latte, schizzando tutta la tovaglia che tanto poi verrà lavata da mamma.

Il presepe invece lo facciamo, come tutti, l’8 dicembre, ma ogni anno aggiungiamo un personaggio di legno o di feltro e lana; abbiamo i turni per decidere chi deve costruire o intagliare il nuovo personaggio. Chi produce sceglie il soggetto e abbiamo una sfilza di pastori e angeli (i più facili da costruire) che sono invidiabili da qualsiasi parrocchia che faccia il presepe.

Inoltre, da quando siamo piccoli, facciamo il nostro calendario dell’avvento: una struttura in legno con appesi tanti sacchettini contenenti regali o bigliettini che sono l’inizio di una caccia al tesoro per arrivare a ciabatte calde e pelose, a un nuovo pigiama, a una borraccia o ad altri biscotti.

Da quando siamo cresciuti, però, le sorpresine o i regalini non ci allettano più, così abbiamo deciso di farli diventare favori che ogni mattina vengono estratti da un sacchettino: un massaggio alla schiena, qualcosa di buono da mangiare, un qualsiasi gesto carino.

Nelle settimane dell’Avvento ovviamente si festeggia San Nicola per il quale bisogna pulire la casa e le scarpe nelle quali poi “appariranno” la frutta secca o disidratata oppure liquirizie e canditi o cioccolato con i pistacchi. In cambio bisogna mettere sul tavolo una tazza con il latte e dei biscotti per il santo e a terra una ciotola con acqua e una carota per il cavallo.

La vigilia di Natale si fanno le candele, immergendo a turno gli stoppini nella cera calda. Si cantano canzoni natalizie, le nonne si sgolano per cantare una più forte dell’altra e nel complesso sembriamo un coro di galline sgozzate.

La cena della Vigilia si va a casa della nonna paterna per mangiare il coniglio, e puntualmente i grandi dimenticano lo spirito natalizio e noi più piccoli ci chiudiamo in camera e usciamo solo per prendere il dolce e rintanarci.

La serata si conclude quando una famiglia (spesso la mia) non ne può più di litigare e si ritira dal campo di battaglia. Arrivati a casa, mamma e papà per scusarsi dell’ennesimo Natale rovinato ci fanno guardare un film.

La mattina del 25, dato che mi sveglio sempre per prima preparo i pancake, una volta che si sono alzati tutti facciamo colazione e poi apriamo i regali.

Non rimangono poi che due opzioni: andare a fare pranzo dalla nonna o salire in montagna, ma solitamente scegliamo la seconda e così facciamo le valigie e ci mettiamo in macchina per arrivare dopo solo un paio di ore alla nostra casetta.

Dopo avere mangiato ci infiliamo le tute da sci e andiamo a sciare o a fare la lotta di palle di neve, ognuno ha una decina di minuti per costruirsi munizioni e riparo.

Quindi cominciano a saettare nel cielo palle bianche che finiscono in faccia o sulla schiena e la neve entra nel colletto scendendo fino alla pancia.

Alla fine della giornata siamo tutti bagnati, infreddoliti ma contenti e appendiamo i vestiti zuppi davanti al camino e giochiamo ai giochi di società sorseggiando tisana calda.   

Rebecca Giordo

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