Qual è la prima parola che viene in mente se si pensa al film “L’attimo fuggente”? Capolavoro, forse. O magari “Oh Capitano, mio Capitano”. Oppure Robin Williams, perché no? Ad ognuno di noi viene in mente una parola o una frase diversa, a pochi, però verrebbe da pensare all’aggettivo “agghiacciante”. Qualcuno ha detto “John Keating è un pazzo”. Perché qualcuno dovrebbe definire “L’attimo fuggente” un film agghiacciante? E perché il personaggio principale della storia, il professor John Keating appunto, dovrebbe essere considerato un pazzo? La risposta a queste domande è stata piuttosto semplice da trovare: ha insegnato ai suoi alunni a “ribellarsi” al sistema in cui erano stati cresciuti. Non è quello che un professore dovrebbe fare. Un insegnante dovrebbe insegnare ai ragazzi a vivere nel mondo reale, e John Keating non l’ha fatto. Alla fine un ragazzo ha deciso di togliersi la vita. Se è stato il modo alternativo d’insegnamento a spingere Neil Perry a suicidarsi allora sì, John Keating è assolutamente un pazzo. Matto da legare. Non è così che si fa. Tuttavia, la teoria regge solo se si è convinti che Neil sia morto per colpa del suo professore, che gli ha mostrato una realtà diversa – più bella – rispetto a quella con cui il ragazzo ha avuto a che fare per tutta la vita.
Se invece si pensa che la morte di Neil sia dovuta a qualcos’altro, qualsiasi altra cosa, allora “L’attimo fuggente” non è più agghiacciante ma è travolgente, commovente e pieno di significato. Secondo alcuni, il compito dei professori non è solo quello di insegnare a vivere, ma anche di insegnare a sognare, per questo John Keating è eccellente nel suo lavoro. Ha mostrato ai suoi allievi che non esisteva solo lo stile di vita a cui erano abituati, ha fatto capire loro che sognare era legittimo. Perché questa differenza di pensiero così netta? Ovviamente la personalità di ognuno di noi influisce sulle opinioni, ma anche la formazione che è stata ricevuta ha un ruolo fondamentale. Chi è convinto che il film sia agghiacciante, probabilmente ha ricevuto una formazione scientifica. A questa persona è stato insegnato che la realtà è una sola, il mondo è ciò che ci troviamo davanti. Chi ha passato la vita a studiare materie come la fisica e la matematica, non vede di buon occhio le vie diverse, ed è facile intuirne il motivo: matematica e fisica sono discipline rigorose, non contemplano modi di pensare alternativi, hanno delle regole che devono essere rispettate e non si può fare diversamente. Così, il lavoro di John Keating non appare più come rivoluzionario e brillante, ma come illusorio e molto lontano dalla realtà. La differenza, però, non sta nell’essere rigidamente legati o meno alle regole della società – gli scienziati sono sempre stati dei rivoluzionari – ma nel rimanere vincolati al mondo reale o nel custodire nel cuore anche sogni irrealizzabili.
Per quale motivo, però, il professore di letteratura è quello perfetto per insegnare a guardare il mondo in modo diverso? Perché non è stato scelto un professore di qualche altra materia? Perché non uno di filosofia? Semplice: la letteratura smuove gli animi, la poesia scatena emozioni. “Non leggiamo e scriviamo poesie perché è carino: noi leggiamo e scriviamo poesie perché siamo membri della razza umana; e la razza umana è piena di passione. Medicina, legge, economia, ingegneria sono nobili professioni, necessarie al nostro sostentamento; ma la poesia, la bellezza, il romanticismo, l’amore, sono queste le cose che ci tengono in vita” dice John Keating. Se la poesia ci tiene in vita, non c’è modo migliore di usarla che per insegnare a vivere. Le poesie, con tutte le loro diverse interpretazioni, scatenano in ognuno un sentimento diverso. Un professore di fisica avrebbe potuto cambiare la mentalità dei suoi studenti così tanto? Forse sì, ma non utilizzando la sua materia. John Keating ha usato la poesia per scatenare forti emozioni nei cuori di qualcuno che era stato educato alla superficialità e al perbenismo, ha insegnato ai suoi ragazzi a seguire i loro sogni, anche se irrealizzabili, e forse Neil Perry si è ucciso proprio perché ci ha creduto. O forse no. Magari è morto per colpa della sua famiglia troppo rigida, o forse neanche per questo. “L’attimo fuggente” può essere un film agghiacciante o un film sensazionale e John Keating può essere un genio o un pazzo, o entrambi, o nessuno dei due, dipende tutto dagli occhi di chi guarda.
Isabella Scotti