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Chiunque sia della mia generazione probabilmente potrà capirmi, e in molti potranno anche confermare la mia stessa tesi: la televisione fa bene. Televisione è un concetto vasto, questa mia affermazione non comprende tutto ciò che implica il mondo televisivo. A dire il vero mi riferisco solo a quella piccola grande parte con cui molti di noi sono cresciuti, chi seguendola in maniera più leggera, chi con passione, chi con maniacalità: i cartoni animati. Perchè alla fine, per quanto i nostri genitori potessero essere fissati con le passeggiate salutari , chiunque avesse una TV in casa ha avuto occasione di gustarsi almeno uno dei numerosi incontri di Ash Ketchum (“Pokemòn” per chi non ricordasse dove avesse già sentito il nome), qualche scazzottata a suon di onde energetiche oppure le incredibili deduzioni di mister Conan.
Con un urlo liberatorio si sfuggiva alle grinfie della maestra, si volava a casa, pranzo o merenda ingoiati con l’imbuto e poi davanti alla tele, meritata pausa post scuola prima di ricominciare con i compiti. Senza necessariamente passarci le giornate davanti (cosa molto poco salutare, si intende), ci si innamorava di Sailor Moon, Goku, e nel pomeriggio inoltrato (per chi aveva finito di lottare con matematica e italiano oppure per chi tornava solo in quel momento dopo il tempo pieno) Doremì, l’Uomo Tigre, Tartarughe Ninja e Rossana. Personaggi che ci hanno insegnato valori semplici ma profondi come l’amicizia, la cui importanza è spesso data per scontata ma non sempre recepita dai bambini più piccoli. La forza dell’amore, la volontà di seguire i propri sogni, l’importanza di avere fiducia in se stessi e di non arrendersi, oltre che il rispetto per le persone che ci circondano e le classiche storielle alla Dtt. Slump e Arale che invitano a non cacciarsi in guai stupidi.
Benchè spesso criticati per la loro violenza (in alcuni casi in effetti espressa abbastanza esplicitamente), somministrati da genitori e parenti in piccole dosi hanno cresciuto generazioni di piccoli sognatori, non illusi ma fiduciosi.
Poi col tempo si cresce e si passa al “grande cinema”, ma in fondo qualche sorriso si apre sempre sul volto dei nostalgici quando si intravede una coda gialla a saetta con la punta nera sullo zaino di qualche “gagnetto” (che in molti invidiano per la possibilità di poter vedere ancora cartoni su cartoni senza vergogna). I più attaccati ai tempi passati, con la scusa di fare compagnia al fratellino o al cuginetto non perdono occasione di farsi una mezzoretta di programmi infantili, simulando grande noia.
Ma sì, nulla di cui vergognarsi, del resto è come rivedere vecchi amici d’infanzia con i quali abbiamo vissuto molte più avventure di quante ne possiamo ricordare.
Niente panico quindi se a quindici anni qualche vecchia fiamma ci fa sentire ancora dei pupetti.

Eugenia Beccalli (2F)

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