Casa della Resistenza – Parco della memoria e della pace Fondotoce (VB)

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“La Resistenza non appartiene solo a chi ha combattuto ma a tutti coloro che vi presero parte con le armi o senza, dando il proprio sostegno e contributo”:
“La Resistenza appartiene a coloro che respinsero l’ultimatum nazifascista e furono deportati”:
“La Resistenza appartiene a coloro che, interpretandone lo spirito innovatore si prodigarono per il rafforzamento della democrazia, per i diritti civili, per la pace e la giustizia”.

Collocazione geografica: il Verbano-Cusio -Ossola

Il Verbano-Cusio-Ossola è una piccola zona dell’alto Piemonte e ne costituisce l’estremità a nord.
A settentrione confina con la Svizzera, paese storicamente neutrale, motivo per cui, durante la seconda guerra mondiale, molti civili vi si rifugiarono.
Gran parte del confine orientale è bagnato dal lago Maggiore.

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20 giugno 1944

Il Parco della memoria e della pace sorge nel luogo in cui il 20 giugno 1944 vennero condotti 43 partigiani, catturati in val Grande, per essere fucilati.
Prima di essere fucilati, i prigionieri furono fatti sdraiare a terra e in seguito fatti rialzare a gruppi di tre per essere uccisi.
Dei 43 partigiani soltanto uno si salvò, Carlo Suzzi. Quest’ultimo sopravvisse grazie a una serie di casi fortuiti: infatti tutti i colpi, che sarebbero dovuti essere mortali, lo colpirono solo di striscio. Gli abitanti del luogo si accorsero che era ancora vivo, poiché respirava sotto i cadaveri, lo aiutarono e gli permisero di fuggire. In seguito un civile lo nascose fino al momento in cui i partigiani della Val d’Ossola lo vennero a riprendere. Nonostante la terribile esperienza, Suzzi tornò a combattere con il nome di battaglia “Quarantatré”.

La croce e il muro

In ricordo dei 42 martiri, nel 1964 Sandro Pertini inaugurò una croce, alta più di venti metri, di fronte ad un muro che recava incisi gli oltre 1.250 nomi delle vittime uccise dai nazisti in questi luoghi.
Sul lato occidentale del muro vengono ricordati i 56 nomi degli ebrei catturati e trucidati sulle rive del lago tra il settembre e l’ottobre del 1943; tra questi si possono trovare anche i nomi delle vittime della strage dell’Hotel Meina.
Nel 2000, a fianco del muro venne piantato un ulivo da un rappresentante della comunità ebraica e da uno di quella palestinese, simbolo di pace.

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Il monumento

All’ingresso del parco si trova un monumento dedicato agli internati militari italiani costretti a lavorare nei cambi di concentramento. Al centro del monumento è posta una pietra proveniente dalla cava di Mauthausen, a ricordo del lavoro che svolgevano i i prigionieri, volto a deprimerne fisico ed animo. Tale monumento è fatto di granito di tre diversi colori: verde (Ossola), bianco (Mont’Orfano) e rosso (Baveno).
“Ai nostri caduti fratelli italiani”. Il monumento si presenta come un albero, con rami spezzati su cui cresce, arrampicandosi, una vite, carica di frutti.-. Nella parte inferiore della scultura si trovano delle spine. Questo monumento simboleggia tutte le vite spezzate, l’uva la speranza, mentre i rovi rappresentano il dolore e le insidie della memoria. Spetta a noi mantenere il ricordo nel tempo.

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Le donne

“Cleonice” era una staffetta partigiana, esempio di fierezza, orgoglio ed eroismo.
Cleonice Tommasetti aveva origini laziali; non tutti i partigiani, infatti, erano del luogo.
Il monumento “dedicato alle donne nella Resistenza” vuole rappresentare due fasi della condizione femminile: prima della Resistenza (senza diritto di voto o di partecipazione alla vita politica) e dopo la Resistenza (inizio dell’emancipazione).

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La foto

All’interno del museo è collocata una foto che ritrae i 43 partigiani che partirono da Intra e che furono fatti sfilare paese per paese con un cartello (recante la seguente scritta: “SONO QUESTI I LIBERATORI D’ITALIA OPPURE SONO I BANDITI?”), con l’obiettivo di spaventare i civili. Tra i prigionieri si possono vedere anche Cleonice Tommasetti e Carlo Suzzi. La stessa scena venne fotografata da diversi punti di vista dagli stessi nazisti, per documentare l’accaduto. Le fotografie però furono conservate dal fotografo da cui erano state fatte sviluppare; questa arrivarono in Svizzera ed in seguito in Sicilia, già liberata dagli alleati, dove vigeva una maggiore libertà d’opinione e di stampa. Questa foto divenne giustamente famosa.

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I video

Spostandosi all’interno del museo, si assiste alla proiezione di un video a forte impatto emotivo, centrato sul tema delle guerre moderne. Un gran numero di immagini fortemente simboliche (alcune delle quali già viste molte volte) riassumono i conflitti che hanno dominato lo scenario mondiale, dalle prima guerra mondiale fino alla caduta delle torri gemelle, nel 2001. Dei frammenti della testimonianza di Carlo Suzzi sono stati inseriti all’interno del cortometraggio.
Successivamente, le parole di Suzzi sono state contestualizzate. È stata proiettata infatti l’intera testimonianza del sopravvissuto: il suo racconto ci ha messi di fronte alla realtà, ha sfatato falsi miti, ha raccontato sensazioni, paure e pensieri sue e dei suoi compagni, coinvolgendo anche noi. Racconta anche di Cleonice, che era con loro e che li ha incoraggiati fino alla fine dicendo: “Forza, moriamo da italiani!”.
Parole di un uomo che continua a vivere.

La sala della Costituzione

La visita si conclude nella “Sala della Costituzione”. All’interno troviamo scritte parole chiave relative ai principi fondamentali della Costituzione e articoli integrali di questa, correlati da brevi commenti. L’allestimento della sala mette in evidenza quali furono gli intenti della lotta partigiana, che si concretizzarono con la stesura della nostra Costituzione. Questo luogo rappresenta la fine della visita, ma anche il fine della lotta partigiana.

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Giulia Bonanzinga
Amedeo Troia

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