Charliberté

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charlie-hebdoÈ bastata una manciata di spari per trascinare Parigi nel panico. Due integralisti islamici di origine franco-algerina hanno attaccato la redazione di “Charlie Hebdo”, uccidendo 12 persone tra redattori e agenti di polizia e provocando 11 feriti.

Questo atto di violenza si è presentato come la risposta alle vignette pubblicate dal settimanale satirico francese, improntato su uno spirito caustico ed irriverente.

La natura di molte delle produzioni della redazione è controversa perché raffigurano il profeta Maometto o addirittura Allah in situazioni oscene accompagnate da commenti  taglienti e provocatori. Non vi è stato nessun accanimento però nei confronti di un singolo orientamento politico o religioso; il giornale affrontava con una critica pungente e dissacratrice ogni avvenimento o presa di posizione di tutto ciò che si poteva considerare “istituzione”. L’archivio dello Charlie è ricco di immagini del Papa, di vescovi e politici ricche di ironia se non di sarcasmo.

La vignetta che ha istigato una reazione così barbara ritrae un talebano che invita a non rilassarsi anche se, a Parigi, non era ancora stato commesso alcun attentato perché il tempo per gli “auguri” non era ancora passato.

I servizi investigativi francesi si sono immediatamente messi sulle tracce dei due fuggitivi che sono stati velocemente identificati. Pare che, dopo aver abbandonato l’auto utilizzata per arrivare sul luogo dell’attentato si siano diretti verso nord. Sono stati avvistati a circa 70 chilometri dalla capitale da un benzinaio, dove i due hanno abbandonato la loro vettura. Per arrestare e fermare i due fuggitivi sono stati schierati 88.000 uomini su tutto il territorio dell’île de France e della Picardie.

Tutti i media e i giornali del mondo hanno dedicato ampio spazio alla notizia, diffusa ad una velocità impressionante grazie a tutti i social network.

Messaggi di condoglianze e solidarietà sono giunti da tutti i capi di stato impegnati nel contrasto di questo genere di violenza. Hollande stesso ha immediatamente rilasciato una dichiarazione condannando questo gesto insensato e violento e promettendo di fermare al più presto i due assassini.

In rete si rincorrono iniziative di solidarietà, commenti e manifestazioni in difesa della libertà di stampa e di opinione. Questo diritto non deve mai essere messo in discussione o arginato, né tramite censura e men che meno con la violenza.

“Je suis Charlie”, questo è lo slogan di solidarietà che annunciano tutti i manifestanti in Place de la Republique, così come sul web. Ai Kalashnikov  hanno preferito penne e matite, come simbolo di libertà quali armi di pace.

Non sono però mancati gesti di ritorsione nei confronti della comunità musulmana francese: diversi attacchi alle moschee si sono susseguiti tutta la notte e durante la giornata di giovedì.

Ieri, in Francia è stato osservato un minuto di silenzio e le luci della celebre Tour Eiffel sono state spente per ricordare le vittime, tra cui il direttore del giornale Stéphane Charbonnier, detto Charb, autore dell’ultima vignetta.

Forse sarebbe necessaria un’evoluzione, una presa di coscienza del fatto che la libertà di esprimere la propria opinione sia un diritto che non può venir meno e che il rispetto per le idee e le convinzioni di tutti sia un atto civile e dovuto se si pretende che gli altri facciano altrettanto.

Beatrice Cagliero (3B)

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