Quest’inverno parlare della politica statunitense significava sostanzialmente dire queste parole: “Trump ha bloccato il governo, perché il Congresso non vuole usare il denaro pubblico per il costruire il muro”. Messa così, probabilmente, la questione risulta troppo semplificata; infatti a questo bisogna aggiungere l’invadenza dei media, il fatto che Trump abbia imposto lo shutdown (ovvero il blocco delle attività amministrative) più lungo di sempre, nonché la differenza di mentalità e di organizzazione rispetto all’Europa. Insomma, la domanda è una sola: cosa è successo veramente?
Esiste un principio della Costituzione Americana conosciuto come “checks and balances” che prevede la netta divisione dei tre poteri legislativo, esecutivo e giudiziario; ciò permette a ciascuno dei tre poteri fondamentali di limitare o controllare (“check”) gli altri due; l’obiettivo finale è quello di creare un equilibrio stabile e duraturo fra i tre (“balances”). In ossequio a questo principio, il Congresso ha un potere quasi assoluto sulla gestione del bilancio federale. Tutti gli stanziamenti riguardanti la spesa pubblica devono essere approvati da entrambe le componenti del parlamento – la Camera dei Rappresentanti, o House of Representatives, e dal Senato – prima della promulgazione da parte del Presidente. Queste proposte possono essere attivate anche senza la firma di quest’ultimo, al quale però è consentito esercitare il diritto di veto. In tal caso, il Congresso è obbligato a ridiscutere il documento emanato. Ogni qualvolta il Congresso Americano non riesca a trovare un accordo sulla legge di bilancio prima della fine del periodo fiscale in corso, il rifinanziamento delle attività amministrative (a eccezione di quelle essenziali) va incontro a una procedura di arresto o blocco, detta appunto “government shutdown”. L’effetto più catastrofico di questa procedura è che il personale dei vari dipartimenti della pubblica amministrazione giudicato non essenziale viene congedato senza retribuzione. Anche i servizi pubblici vengono coinvolti: musei, monumenti e parchi pubblici vengono chiusi ai visitatori; non vengono ammessi nuovi pazienti nei cosiddetti istituti nazionali di sanità. Dopo circa dieci giorni, la maggioranza dei processi civili viene sospesa o rinviata. Persino la NASA vede il suo numero di impiegati ridotto al minimo: i pochi “superstiti” si occupano di assicurare che le missioni in corso non falliscano. Gli unici servizi considerati essenziali sono quelli postali, meteorologici, di riscossione dei tributi, di assistenza medica e di controllo del traffico aereo. Anche le forze di polizia, militari e vigili del fuoco fanno parte di questa categoria.
Tutto è iniziato l’11 dicembre 2018, quando il presidente Donald Trump, in un meeting televisivo insieme alla speaker-designated (membro della Camera dei Rappresentanti, scelto dalla maggioranza come portavoce) Nancy Pelosi e al minority leader del Senato Chuck Schumer, ha chiesto ad entrambi i membri l’approvazione per versare 5.7 miliardi di dollari nei fondi destinati alla costruzione del “famigerato” muro. Non avendo ottenuto il benestare di entrambi i leader congressuali, anzi avendo scatenato un’accesa discussione in diretta, Trump ha ribadito di essere assolutamente fiero di prendere queste misure drastiche per la sicurezza dei confini degli Stati Uniti, di essere intenzionato a bloccare le attività amministrative e di non esitare ad assumersi tutte le responsabilità in caso di mancata riuscita del piano. Il governo è stato quindi ufficialmente “spento” il giorno 22 dello stesso mese. Vi sono stati numerosi “shutdown” durante la storia degli Stati Uniti. Lunghi, corti, e legati alle ragioni più diverse; inutile dire che èuna procedura tipica di questo paese. Infatti, in altri sistemi parlamentari come quelli Europei sia il governo che il parlamento sono presidiati dalle stesse forze politiche (presidente o monarca). Nel caso di un mandato riguardante l’approvazione del bilancio, la situazione viene risolta con nuove votazioni o elezioni. Né la regolare fornitura di servizi pubblici, né il termine di durata dei contratti a tempo determinato dei dipendenti pubblici vengono coinvolti e influenzati.In Europa, “chiudere” il governo per mancato accordo non è un’opzione.
Iris Sanna, corrispondente dagli Stati Uniti d’America