Si è cominciato con le minacce, e già non è un buon inizio. Nei primi di agosto, il senatore della Lega Nord Calderoli ha presentato la modica cifra di quarantasettemila emendamenti alla riforma del Senato proposta dal governo Renzi, aggiungendone nei giorni seguenti altri quattromila. Non che si sia poi fermato qui. Il suo intento dichiarato era anzi quello di bloccare la Commissione Affari Costituzionali, sommergendola sotto l’immane montagna di ottanta tonnellate di carta che sarebbe stata necessaria a produrre le copie degli emendamenti da consegnare ad ogni singolo Senatore, secondo le regole burocratiche di cui il (dis)onorevole è acceso fautore. Ma ancora non gli bastava. Con il tempo, l’algoritmo genera-emendamenti, nuovo giocattolo del senatore, per cui evidentemente il Parlamento è il cortile di una scuola dove può permettersi di fare il bullo, è arrivato a produrre un totale di più di 80 milioni di emendamenti. Un gesto di una scorrettezza immane, che mina il processo democratico di cui Calderoli si dichiara (in modo evidentemente ipocrita) estremo difensore, ed anche un gesto che denota nel migliore dei casi una totale inconsapevolezza (e nel peggiore un totale disprezzo) delle conseguenze del suo gesto. E quali saranno mai le conseguenze di questo gesto? Secondo delle stime approssimative, la discussione degli emendamenti richiederebbe centosessantuno anni, sette mesi e ventun giorni, per un costo totale di circa ottanta milioni di Euro (calcolando secondo le stime che valutano il costo di cinquecentomila emendamenti a circa un milione di Euro), i quali verrebbero ovviamente prelevati dalle tasche dei contribuenti, reliquie intoccabili durante la campagna elettorale ed ogni volta che vengono anche solo nominate in una delle riforme non gradite dall’opposizione di turno, ma si trasformano miracolosamente nel fondo personale per i giochetti politici del Verde Cavaliere della Democrazia. Il risultato? I settantacinque milioni di emendamenti, ancora da discutere dopo il gentile ritiro di circa cinque milioni di questi da parte del senatore, sono stati considerati dal Presidente del Senato Grasso “Irricevibili”, e di conseguenza scartati (probabilmente anche a causa della dubbia fonte); a quanto pare anche i cinquecentomila già passati alla Commissione Affari Costituzionali faranno la stessa fine. Il bilancio totale di questa faccenda ci mostra che il senatore Calderoli si ridicolizza ancora una volta, dimostrando ancora meno responsabilità della volta in cui definì “un orango” la ministra Kyenge, inoltre ci mostra anche la degradazione di almeno una parte di quelli che dovrebbero essere gli organi garanti dei nostri diritti di cittadini, i quali sembrano oramai prendere seriamente solo i loro giochi di potere e non le loro cariche istituzionali. Comunque, anche se questa volta il Verde Cavaliere è stato disarcionato dalla sua stessa lancia, ho fiducia in lui. La prossima volta si farà calpestare dal suo cavallo.
Davide Costa (5H)