Coda a Cuneo

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L’Italia vanta diverse specialità: il cibo, le spiagge, la mafia, il calcio, etc. Fra queste ed altre, le code a Cuneo. Dal supermercato all’aeroporto, l’idea di una fila lineare che sia effettivamente tale schifa fino al midollo l’Italiano medio, che predilige una formazione molto più pratica e compatta: un primo della fila, due secondi a pari merito, tre terzi che si giocano il podio e così via fino a formare un simpatico triangolo. La genialità e l’originalità di questa trovata portano però inevitabili discussioni. L’ultima alla quale mi è capitato di assistere è avvenuta domenica pomeriggio in piazza Castello. Nel marasma generale di una città affollata, un gregge di persone accaldate si è parcheggiato davanti ad una gelateria, senza alcun ordine apparente.

Il proprio turno si intuisce a malapena, ma il sole brilla, il clima è mite, è giornata di riposo e nessuno si sente di alzare la voce per rivendicare la propria posizione. Nessuno eccetto una signora anziana, che inizia ad insultare una famiglia di filippini (madre, padre e prole), minacciando di “prenderli a sberle” se non fanno passare davanti il suo nipotino, che a quanto pare ha la precedenza. La mamma filippina si altera, la signora anziana rincara la dose, sebbene marito e nipote cerchino di arginare questo sfogo che, ormai l’abbiamo capito tutti, centra poco con la voglia di gelato. Inizia a intimare la famiglia di “delinquenti” (per una fila organizzata in modo confusionale?) a tornare nel proprio paese, a vergognarsi ed infine se ne va, col bambino mezzo sconvolto per mano e il coniuge che guarda male alle sue spalle quel gregge di persone che non si sono schierate con l’offensiva della vecchietta.

La scena si esaurisce così, nella tristezza della sua assenza di significato.

Cara famiglia filippina, se non potessi immaginare quanti sforzi hai compiuto per arrivare fin qui, se non potessi immaginare quanti sacrifici hai affrontato per cercare un futuro migliore lontano da casa nella nostra penisola, se non immaginassi tutto questo anche io ti consiglierei di tornartene nella tua terra natale, lasciando alle matuse irascibili e spaventate la loro tradizione tipicamente italiana di insulti e code a cuneo, per raggiungere un paese in cui almeno la fila per il gelato ha una parvenza di civiltà.

 

Eugenia Beccalli (3F)

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