Si dice che la vita non sia in vendita, eppure quello dell’utero in affitto è un mercato che frutta a livello internazionale ben 6 miliardi di dollari annui. Migliaia di bambini comprati (o venduti?) legalmente a buon mercato, migliaia di madri (o incubatrici ambulanti?) che fanno del proprio corpo uno strumento di profitto. La surrogazione di maternità esiste in due forme: quella tradizionale nella quale si usa l’ovulo della surrogata e quella gestazionale in cui la gestante non è altro che un contenitore.
I prezzi sono variabili: negli USA e in Canada acquistare un bambino costa circa 100/150 mila dollari, di cui solo 15 mila vanno alla surrogata. In India e Ucraina i prezzi scendono notevolmente, si riesce ad avere il bimbo “in braccio” con soli 30/40 mila dollari. Alla madre involucro ne vanno circa 800. Il prezzo del bambino ( o della merce?) sale con il suo peso, ed è per questo che in India le surrogate vivono in stanzoni e vengono nutrite molto per produrre un bebè che faccia aumentare il profitto. L’unica pecca di questo sistema è che non è ancora possibile selezionare la spedizione Prime, per cui è inevitabile aspettare 9 mesi la consegna del pacco. Qualche volta, poi, è possibile che nasca un “prodotto difettoso”, ma in questo caso, niente panico, ai compratori non verrà certo rilasciata “merce avariata”. Il bambino disabile viene abortito in tempo o fatto nascere e abbandonato in strada.
Se diventare oggetto di commercio ancor prima di essere concepiti non è esattamente ciò che s’intende per “nascere liberi”, come definito dall’art.1 della Costituzione dei diritti universali dell’uomo, perché mai allora numerosi stati permettono una pratica che di fatto è lesiva dei diritti umani? Non bisogna avere due lauree e un master di secondo livello per capirlo: viviamo in un mondo dove regna il dio-denaro in cui i valori morali sono stati calpestati in nome del profitto. Un mondo dove “progressiti” si definiscono coloro a favore dell’utero in affitto. Ma si può davvero etichettare antiquata una mentalità volta a salvaguardare il corpo femminile e la dignità del bambino?
Alice Zanola