8 maggio 2015, ore 20.40, concerto a Torino dei 5SOS.
L’attesa snervante per entrare al PalaAlpitur e vedere finalmente il tuo gruppo preferito non può essere sostituita da nessun’altra emozione, benché non sembri così eccitante. Quando la fila inizia a scorrere si prova una soddisfazione senza eguali e varcando le porte c’è già della musica assordante ad accoglierti.
Le luci colorate accecano nel buio del palazzo, non si riesce a credere che dopo pochi minuti si vedranno le persone che non si sarebbe mai immaginato di incontrare.
All’improvviso sui grandi schermi appare il countdown, la batteria viene portata sul palco e le luci impazziscono, quasi volessero rispecchiare lo stato d’animo dei fan. Le urla di felicità e di incredulità scoppiano tra il pubblico quando i grandi numeri sugli schermi cominciano a scendere.
10… 9… 8…
Il cuore aumenta il battito, l’eccitazione attanaglia lo stomaco.
Scende ancora.
6… 5… 4…
Non si ha più fiato per le urla, la tensione è ormai insopportabile, il cuore batte talmente veloce che si percepisce in ogni parte del corpo.
E poi arriva lo 0, e per un momento tutto è silenzioso, tutti attendono l’ingresso sul palco e quando i cantanti si fanno vedere, con la chitarra in mano e il microfono, scoppiano applausi, si alzano le braccia, si urla ancora alzandosi in piedi quasi all’unisono. I grandi schermi inquadrano il palco e si desidera essere un po’ più vicino, perché dal posto in cui ci si trova non lo è abbastanza.
I cantanti sorridono, salutano il pubblico, cominciano a parlare ma non si capisce nulla o quasi di quello che dico perché hanno un forte accento australiano, però si è troppo felici per prestare attenzione a queste cose.
La musica parte ad un volume esagerato, si comincia a cantare, anche se si è terribilmente stonati e non importa se il vicino sente cantare così male, non importa se ci si inventa le parole o se si sbaglia il tempo.
L’unica cosa che si desidera in quel momento è cantare, cantare, cantare e si continua fino a quando non si ha più fiato.
Arriva il momento di tendere le mani al cielo, di sventolare in aria le luci dei cellulari, ed è come un cielo pieno di stelle ondeggianti.
Poi c’è una pausa, una pausa nella musica, un silenzio del pubblico. I cantanti sorridono e uno di loro invita qualcuno a venire sul palco con loro, ne sceglie uno di quelli che stanno più vicino, l’unico ragazzo tra un pubblico di ragazze!
Gli chiedono se sa suonare la chitarra, lui non capisce una parola d’inglese, ma quando i cantanti gli consegnano la chitarra per provare a suonare non è capace nemmeno a tenerla in mano.
Si scatena una risata generale e ogni fan vorrebbe essere al suo posto, pensano a quanto quel ragazzo sia maledettamente fortunato.
Tutto scorre in un battito di ciglia, come in un sogno e in questo tempo che scorre veloce ci si ritrova già a cantare l’ultima canzone. Ti prepari per uscire, tornare alla realtà, alla tua vita normale con un po’ di malinconia, ma poi realizzi che questa emozione te la porterai dietro per tutta la vita.
Il cuore che batte all’impazzata nel petto, le urla di emozione, le mani verso il cielo e la musica sparata ad alto volume sono le cose più belle che si possano provare ad un concerto.
Isabella Scotti (1H)