La musica delle cuffie mi accompagna passo dopo passo verso la stazione. Non vedo l’ora di poter mettere piede in una delle città più belle del mondo: Venezia. Il treno aspetta al binario, puntuale ed immobile. Non vola una mosca, neanche un rumore, sembra un mondo quasi irreale. Salgo sul treno e mi rassegno a passare due buone ore circondata da persone che non conosco, in silenzio, totale silenzio.
La sacca posata sulle ginocchia, le cuffie che continuano a trasmettere la playlist senza mostrare segni di cedimento. Vorrei che questo viaggio fosse solo questione di un battito di palpebre; voglio arrivare subito e affogare nella bellezza della laguna veneziana, voglio salire su una gondola ed arrivare in piazza San Marco.
Voglio riempirmi gli occhi di perfezione ed ispirazione prima di tornare nel mio piccolo studio di pittura, dove creo piccoli mondi impressi sulle tele. Il piccolo scantinato al di là del ponte della quercia, un angolo nascosto dove la realtà viene riportata esattamente, come in una fotografia.
Arrivo alla stazione. Scendo quasi di corsa e mi precipito verso la piazza “fermata” delle gondole.
Sono uno spettacolo meraviglioso, richiamano i tempi passati, quelli che tutti ricordano come lussuosi, quasi inverosimili visti da questo punto della linea del tempo.
L’acqua a pochi centimetri dal corpo trasmette un’energia simile ad un piccolo brivido, il suo rumore è rilassante, lento e dolce.
Finalmente si arriva a destinazione: una viuzza del centro storico che sbuca direttamente nella piazza più bella del Veneto; capitale dell’arte e dell’architettura: poche altre città possono reggere il confronto.
Le cuffie vengono prontamente abbandonate sul fondo dello zaino, insieme al portafoglio e all’agenda.
Con il ritmo di un maratoneta mi precipito verso la destinazione, arrivo all’ingresso della piazza e…
I sentimenti che si mischiano nel mio cuore non si possono spiegare, le mie sensazioni sono in estasi davanti a questa visione incantata. Scatto una foto, servirà come modello per le mie prossime opere. Ma mi rendo conto che le emozioni che provo non si possono fissare su un foglio come se fossero un qualunque elemento della rappresentazione. Non posso permettere che la mia eccessiva precisione rovini l’immagine più bella che abbia mai scorso.
Devo inventare nuove forme e figure per descrivere le sensazioni provate, senza modificarle, lasciarle limpide e chiare. Mai più sbiadite nel cuore e sulla tela.
Beatrice Cagliero (2B)