08:00 Fra risvegli e colazione, si guarda il programma. Martedì 04(mattina): Basket. Ci sarà o non ci sarà? I match non sono più una sicurezza da quando la pioggia ha deciso di sabotare umore e campi da gioco. Per ora l’unica cosa che attraversa i canestri del campo Smith è la pioggia, mentre si resta in attesa di conferme.
08:30 Non ci sarà. Rimandato a … quando sarà fattibile svolgere gli incontri. E adesso? Mattinata libera di pioggia, per ritoccare articoli, dare appoggio morale a chi giocherà sfidando il maltempo. Ci si guarda negli occhi: il tempo libero è un tesoro prezioso in questa settimana frenetica.
08:45 Ombrello alla mano usciamo, destinazione in corso di selezione. Pini che gocciolano, poche auto, nuvole ovunque, pozzanghere sempre più grandi e un freddo penetrante. Ma c’è poco da fare, per quanto umido e malinconico il paesaggio è imponente, straordinario.
09:00 Persino gli impermeabili iniziano a diventare pesanti. Qualche auto un po’ troppo veloce finisce il lavoro che la pioggia ha iniziato. Doccia gelida. Poco piacevole. Il linguaggio si fa improvvisamente meno elegante. E poi passa tutto. Firmando una tregua con i sensi di colpa, ci si fa sedurre dalla luce calda dietro la vetrina di una caffetteria. Scalda alla vista, in questa situazione immersa nel grigio. E cioccolata calda fu. Per le ossa e per lo spirito.
09:40 Parole, pensieri, sorrisi, risate. Il locale ha riscaldato anche l’umore, ma rialzarsi diventa più difficile ogni minuto che passa. E si srotola un discorso libero, per godersi il momento, la situazione. L’idea che dopo si dovrà lavorare al freddo. Dopo, ma non ora. E quindi è un piacere maggiore, perché è un piccolo vizio concesso, un capriccetto da gatto pigro.
10:00 Di nuovo al freddo, prima o poi sarebbe accaduto. Si torna all’opera un po’ più rilassati, o forse è solo intontimento dovuto al caldo appena lasciato alle spalle. Il pensiero di piccoli momenti ottimi che solo le situazioni pessime regalano.
Eugenia Beccalli