Pullman blu dai sedili costellati di chewing-gums masticati di fronte a carretti sgangherati. Misere aiuole semisoffocate dai corsi trafficati di fronte a una lussureggiante foresta attraversata timidamente da strade sterrate. Scuole in cui classi di ventotto, trenta ragazzi sono ritenute eccessive di fronte a gruppi dai settanta ai cento componenti, seduti in banchi che in una qualsiasi scuola italiana definiremmo ‘reperti storici’ e sistemeremmo con un sorriso in un museo sulle scuole delle borgate contadine degli anni ’40. Aule con rilucenti, bizzosi mini-pc e connessione magica senza fili di fronte a scuole impossibilitate ad accedere a Internet. Il Tutto, si può perfino dire il Troppo, di fronte al Quasi Niente, non solo, al Quasi Niente Per Pochi. Al Niente per Tutti gli Altri, che non abitano vicino ad Antananarivo o a venti km dalla scuola nella foresta. Che non hanno una zia che li ospiti durante la settimana, perché la zia abita nella capanna di fianco alla loro. Un paese con un tasso di analfabetismo che si aggira intorno al 60% della popolazione di fronte ad un paese che, incredibile, assurdo, vergognoso ma VERO, soffre di una devastante epidemia di analfabetismo di ritorno. Ecco il Troppo, che permette ad una percentuale sempre più alta di Italiani di sapere appena montare un nuovo elettrodomestico, di fronte al Quasi Niente per Pochi, che non permette al 60% della popolazione malgascia di saper leggere e scrivere. La nostra comunicazione con i ragazzi delle scuole che ci scrivono è senza dubbio un’ottima cosa a livello di cooperazione e crescita intercontinentale, ma rappresenta, come molte cose da sempre a questa parte, una possibilità per pochi eletti che possono frequentare la scuola in Madagascar e per i pochi che, qui, hanno voglia di pensare a una realtà così diversa dalla loro. Un paese in cui si può scegliere quale scuola frequentare fra le moltissime esistenti, cosa fare della propria vita di fronte a un paese in cui la nascita sceglie per te. Il poter comunicare con persone che hanno una vita così diversa dalla nostra dovrebbe farci pensare – cos’ho fatto io di speciale per meritarmi tutte le possibilità che ho avuto? Con che diritto la mia società si è accaparrata il Troppo? – e forse anche un po’ vergognare per non esserci mai accorti che non dovrebbe esserci dovuto tutto per un fatto di nascita. Per non aver mai pensato che forse è anche un po’ colpa nostra. Che dovremmo almeno renderci conto, se non apprezzarlo, di ciò che abbiamo, che non dappertutto è scontato. Non è una scontata città con dei pullman blu appiccicosi di chewing-gum e la connessione magica. Non dappertutto si nasce con un corredo di scelte.
Chiara Murgia (1C)