Diario di bordo … neozelandese

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La mattina del 14 luglio, all’aeroporto di Milano Malpensa, un’immensa folla di ragazzi in arancione, che continua a crescere, si e’ impossessata dell’area riservata ai gruppi. Sono i ragazzi che hanno deciso, per coraggio o curiosità, di passare parte dell’anno in Australia o in Nuova Zelanda. Sono in arancione perché l’arancione è il colore della Wep, l’agenzia con cui partono, e che ha consegnato zainetti e magliette a tutti. Sono ragazzi coraggiosi perché ridono e scherzano, nonostante stiano per affrontare un viaggio di due giorni, con i relativi cambi di fuso, per andare in paesi che sono agli antipodi dell’Italia, per posizione e per cultura. Ancora non lo sanno, oppure sono incredibilmente ottimisti, ma c’è un motivo per cui la classe economica si chiami “economica” ; il che non significa solamente dover rinunciare a champagne e caviale per cena… Ma i poveri ingenui non se rendono conto. La prima ora sull’aereo diretto a Singapore viene spesa in elogi sulle televisioni, sui film a disposizione, sul menù, per non parlare poi degli asciugamani caldi che le hostess distribuiscono subito prima del decollo. Dopo un paio d’ore la verità, però, viene finalmente a galla: le poltrone larghe e comode della prima classe non sono un optional, un più, ma sono assolutamente essenziali per poter dormire senza doversi appoggiare al vicino che ha dimenticato di lavarsi prima di partire, per poter inclinare lo schienale senza schiacciare le ginocchia di quello dietro. Si scopre, poi, che la maggior parte dei film non è in italiano e che i sottotitoli sono già impostati (e non si possono togliere) in lingue come arabo e cinese. E credetemi che guardare un film in inglese con i sottotitoli in arabo alle tre di notte non è semplice… Ci si consola pensando ai pasti (che ovviamente vengono serviti sul fuso di Singapore, quindi cena alle due del pomeriggio e colazione a mezzanotte). Ma il pollo con le verdure che sul menù sembrava tanto invitante si rivela così pieno di peperoncino da essere immangiabile (mentre si scopre che le uova strapazzate con verdure e funghi, che non state scelte scelte per via dei funghi, hanno un contorno a parte e sono assolutamente invitanti). E finalmente è il momento dell’atterraggio. Sempre ottimisti, i ragazzi si sforzano di dimenticare le quindici ore da passare nell’aeroporto prima del volo da otto ore fino ad Auckland o a Sidney. Questa volta, fortunatamente, l’ottimismo non è sprecato. Si iscrivono a un giro in pullman della città, che si scopre essere molto diversa dal previsto (e soprattutto molto più calda). Segue un esplorazione dell’aeroporto, che si rivela pieno di meraviglie: una porta nascosta che conduce a un giardino di girasoli posto su un tetto, una poltrona che assomiglia a una sedia a rotelle e che ha dei buchi in cui infilare i piedi per un massaggio (e dopo un giorno senza togliersi le scarpe e senza camminare, se ne ha bisogno) e un lungo tavolo di legno che ha delle incisioni per bambini da ricopiare sui fogli con pastelli. Ogni tre metri si trovano computer con la connessione a internet gratuita, o, come alternativa, ci si può connettere con il proprio computer alla linea wireless. I divanetti e le poltrone diventano letti perfetti. Soddisfatti e riposati, i ragazzi si dirigono all’imbarco, consapevoli di essere quasi arrivati.

Anna Aglietta

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