Seduti ai banchi di scuola, in tutta tranquillità, ci giriamo per chiedere una matita al compagno e…BANG!! un forte rumore ci coglie di sorpresa: la penna che credevamo di ricevere, è in realtà la pistola che ha appena sparato.
Situazione assolutamente paradossale che avrebbe potuto verificarsi a torre Annunziata, nel mafioso sud della nostra Italia dove i carabinieri, in due distinte operazioni, hanno sequestrato un revolver con proiettili calibro 22 abilmente camuffato da penna e un simile oggetto con parvenze cellularesche.
I due strumenti di morte sono stati ritrovati nell’abitazione dell’incensurato Saverio Franzese , 37 anni, a San Gennarello di Ottaviano, insieme ad altre armi di grosso calibro che verranno inviate al gruppo RACIS (raggruppamento investigazioni scientifiche) di Roma per accertare se siano già state usate in precedenti agguati o per intimidazioni.
Sempre più tecnologia dunque all’interno dell’associazioni mafiose italiane che, a giudicare dagli ultimi ritrovati, assomigliano in modo inquietante al servizio spionistico inglese per la regina: il mitico 007 in versione “cattiva”.
Se tali oggetti riuscissero a sostituire le comuni pistole, sarebbe sempre più difficile per la polizia rintracciare le armi con cui viene commessa la maggior parte dei delitti: strumenti come la pistola, similcellulare, non sono sicuramente prodotti in scala a livello industriale. Si pone dunque il problema di come poter risalire al geniale inventore di tali innovazioni e arrestarlo, sperando non abbia tramandato a nessuno la sua arte.
I cittadini italiani perdono pian piano la tranquillità che li ha da sempre contraddistinti per lasciare posto a una sorta di sfiducia nel prossimo, dato che notizie come questa sono all’ordine del giorno. Attenzione, quando camminerete per via Garibaldi nei prossimi giorni: se vorrete estrarre il cellulare dalla tasca, fatelo in privato, nascosti da qualche albero o colonna, visto che niente e nessuno potrà più salvarvi dagli sguardi di paura e dallo sconcerto dei passanti. Per l’ennesima volta, nonostante il sorriso che questa notizia crea al primo impatto, siamo costretti a domandarci con grande sconforto: “Dove andremo a finire?”
Eleonora Rossi (2B)