Dov’è finita la buona notizia?

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“La buona notizia fa notizia”? Questo si chiede Maria Mazzoni in un suo articolo. Non più ormai, sembra che le uniche informazioni positive arrivino il giorno di Capodanno: “ecco, questo è il primo bambino nato a mezzanotte del 31 dicembre!”, che poi è infarcito da un milione di servizi riguardo a persone morte per petardi in giro per il mondo. E’ possibile che tra il 7% delle notizie dateci dai mass media ogni giorno solo lo 0,001 siano buone? Il caso di Sarah non ha fatto eccezione. Ogni singola mossa del RIS, ogni singola testimonianza, persino le deposizioni venivano discusse al telegiornale. Esistono tre diversi livelli di dare un’informazione in campo mediatico: esporre una notizia, arrivare alla morbosità e renderla un pettegolezzo. E’ giusto che, di base, le masse vengano avvertite di ciò che succede nel mondo, perché è forse l’invenzione del giornale, e quindi la trasmissione quasi istantanea della notizia, uno dei più grandi passi per la storia dell’uomo. Quando però ci si impunta su una stessa questione per tre, quattro, cinque volte, si diventa pedanti e morbosi. Ad un certo punto, però, si arriva al punto peggiore, il pettegolezzo. Il gossip, tanto caro agli italiani. Ho già sentito molte persone a me vicine parlare di questo delitto facendo supposizioni, obiezioni, invettive contro chi ne era coinvolto, ma mai, nemmeno una volta, ho sentito le parole “caspita, una ragazza è stata uccisa. Non vedrà mai la parte più bella della sua vita, non avrà mai un marito, una casa, una famiglia”. è diventato puro e semplice gossip, come testimonia anche il pellegrinaggio verso il fatidico pozzo.

Lasciamo alle persone il proprio cordoglio. La propria tristezza. Ma soprattutto il proprio privato.

 

Riccardo Tione ( 4B)

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