Fisicamente assenti. Disinteressati. Passivi.
Come altro descrivere gli studenti durante l’autogestione di quest’anno?
Proponendo loro le attività più disparate, chiedevano disgustati se ci fosse almeno un cineforum. Nulla è risultato abbastanza per riempire l’Aula Magna. A onor del vero, le conferenze contavano molti partecipanti. La maggior parte coatti. Soggetti che facevano le saponette nei bagni, si attaccavano sotto i tavoli fingendosi gomme da masticare e rotolavano per i corridoi come le balle di fieno dei western, pur di non dover assistere alle conferenze. Bisogna spezzare una lancia in loro favore: erano presenti.
Perché la cosa più grave non è che solo 130 studenti abbiano partecipato, ma che praticamente tutti gli altri siano rimasti a casa. Nessuno pensava che fosse così difficile capire che ad essere facoltativa fosse l’attività autogestita, non la settimana di scuola.
Assenze che passeranno inosservate. Insomma, cosa pensate si faccia durante “quella settimana inutile che gli studenti usano come pretesto per non fare nulla”?. E se la tua media è sopra l’8, nessuno si curerà del tuo sputare sul lavoro gratuito degli altri. Perchè di questo si tratta: calpestare non solo il lavoro compiuto dalla rappresentanza studentesca, ma anche la fiducia investita dagli insegnanti nel progetto.
L’autogestione ci è concessa tramite l’interpretazione creativa dell’art.12 del D.Lgs. n.297 del 1994, che riconosce agli studenti il diritto di riunirsi in assemblea nei locali della scuola.
Molti sembrano aver dimenticato che nulla ci è dovuto.
Che nessuno si stupisca se l’anno prossimo ci sarà una settimana in meno di vacanza.
Valentina Porta (4B)