“La libertà di stampa è garantita solo a chi possiede un giornale” – Liebling.
In questi ultimi giorni l’Italia intera si è fermata di fronte ad un caso di cronaca. Non è un mistero: l’omicidio di Sarah Scazzi, da parte di chi non sta a me dirlo.
Ma ciò che più mi ha stupito di tutta la vicenda è stato il comportamento della televisione, sebbene non sia un copione nuovo.
La sopita morbosità degli Italiani si è ridestata: tutti i telegiornali delle reti pubbliche e private trasmettono ininterrottamente servizi sul delitto privi di tatto, per non parlare degli speciali; familiari e amici, psicologi, ufficiali dei carabinieri, avvocati e opinionisti illetterati trasmettono a reti unificate le proprie opinioni sul delitto. Vespa si scatena. Su Facebook imperversano link e video.
Ebbene, tutto questo non è stato fatto per rendere giustizia alla famiglia, né per aiutare gli investigatori. Questa è un’oscena morbosità mediatica creata essenzialmente per due motivi: in primo luogo, per fare ascolti e quindi per guadagnare. In secondo luogo, per creare quella coltre di fumo che solo la cronaca nera può dare, monopolizzando l’attenzione e giustificando il tacere su altre notizie.
Quanti di noi sono stati bersagliati con la stessa violenza mediatica da altre notizie decisamente importanti? Ieri, per esempio, Napolitano si è espresso contro la riforma Gelmini, i resti di Lea Garofalo sono stati ritrovati dopo essere stata sciolta nell’acido per aver denunciato la ‘ndrangheta: a quando lo stesso spazio nei salotti buoni della TV?
Valerio Pace (2D)