Un titolo vago, probabilmente, ma che ispira subito un senso di tranquillità nel pubblico, sembra voler anticipare il finale, e dire “non abbiate paura, ci sarà un happy ending.”.
Il regista, l’educatore Marco Strada del Convitto Nazionale Vittorio Emanuele II di Roma, l’ha definito sulla prima pagina del copione che mi ha regalato quasi un tributo a quegli anziani che sono, volenti o nolenti, chiusi in una casa di riposo.
I protagonisti, infatti, sono cinque vecchietti, interpretati molto bene dai ragazzi del laboratorio di teatro, che si trovano in una casa di riposo dove vengono continuamente sgridati dalla severa direttrice. Per vendicarsi di lei, scrivono una lettera anonima in cui se ne lamentano, ma lei, a causa di numerosi indizi, capisce chi ne sta dietro e tende loro una trappola: fa bere al Nando, la mente della lettera, del liquore all’anice, dicendogli che è veleno per topi. Lui e i suoi amici credono, quindi, che sia spacciato, e, quando si accascia, gli danno l’estremo saluto. Dopo aver però chiarito il malinteso della sostanza assunta con la direttrice, decidono di organizzare un finto processo celeste per Nando, grazie al quale impartiscono un’importante lezione, anche ad un vecchietto.
Si tratta di una commedia semplice, ma al contempo molto divertente e piena di spunti di riflessione sulla società odierna, nell’ambito soprattutto del trattamento e della cura riservate persone anziane.
Riccardo Tione