Una serie di figure immobili in piedi sopra un palco buio. Ad un tratto si accende la luce di una torcia e due ragazzi con il viso spalmato di cerone bianco iniziano a parlare. E’ questa l’inquietante scenografia inizale di “Prodigio vs Natura” del Convitto Regionale “Chabod” di Aosta. Una rappresentazione che, attraverso le storie di vari mostri e fenomeni da baraccone, ci mostra come in realtà il vero mostro, il più crudele, sia nascosto nelle debolezze dell’animo umano. Quei due alunni che, saliti su una cassa, iniziano a parlare sono i venditori di biglietti di un circo degli orrori, che pubblicizzano mostri e scherzi della natura. La folla, rimasta in penombra, sembra indecisa se aquistare o no i biglietti. Improvvisamente però si accende la luce e il gruppo di potenziali compratori rivela di essere composto dai mostri descritti poco prima. Allora le luci si spengono di nuovo, rimane solo una piccola torcia puntata su di un ragazzo pallidissimo con le labbra tinte di viola.Una figura emerge dal buio e gli si aggrappa al collo, incominciando a citare alcuni pezzi di opere e a raccontare la storia di una specie di vampiro che si nutre della stessa vita. Poi è la volta di una convittrice con una strana parrucca rosso fuoco e le corna, che racconta del suo incontro con Satana, concludendo con: “…mi fece la proposta e solo allora ricordai che era una mia vecchia conoscenza”.
Adesso gli attori si alzano in piedi, trattenendo uno di loro che comincia a citare, o meglio urlare, un pezzo di Frankenstein. Le luci si spengono di nuovo. Ora ad essere illuminato è solo il viso di una ragazza racchiuso in una cornice. La voce di qualcuno nascosto nel buio ne descrive le caratteristiche attraverso alcune citazioni: “Le faceva orrore il suo stesso cibo, ma non riusciva a non nutrirsi…e sognava di tornare umana.” Adesso le luci sono puntate su una ragazzina vestita in giacca e cravatta con un paio di corti baffetti disegnati sotto il naso, che si esibisce nell’inquietante imitazione degli ideali nazisti con un accento tedesco piuttosto ostentato. Quasi ogni attore parla, racconta la sua storia: il ragazzo alto e magro con le cicatrici in faccia, la ragazza che è stata persa a carte dal padre, il vampiro che si nutre di odori, il gobbo e il folle, tutti mostri che ne rappresentano uno ancora peggiore: l’uomo.
Il Convitto Umberto I invece porta una rivisitazione in chiave moderna dell’Antigone. Il tutto inizia con un video del “TgC” in cui una giornalista spiega come Creonte, adesso re di Tebe, abbia vietato di seppellire Polinice, figlio di Edipo e fratello di Antigone. Per evitare che la sorella lo seppellisca Creonte ci mette attorno delle guardie piuttosto male in arnese. Queste però si distraggono un attimo e Antigone ne approfitta per seppellire il corpo del fratello secondo i riti. Viene però scoperta dalle guardie, arrestata e condotta da Creonte che, con una battuta piuttosto crudele, la fa rilasciare, perchè suo figlio è innamorato di lei. Ma Antigone non obbedisce all’ordine di non offrire gli onori funebri al fratello e scappa. Un’altra edizione del TgC spiega poi la fine della storia e la morte di Antigone.
Beatrice Costa