Nell’ultimo trentennio, l’uomo è costretto nella finitezza di un immagine, di un “click”, all’interno di una società dai due volti: l’uno reale l’altro virtuale . Un “Nuovo Mondo” dunque, capace però di farsi strada, spopolando fra i giovani e affascinando le più acute di tutte le età. «Una seconda società trasparente che» dice Adorno «tutto uniforma secondo un occhio onnipresente». D’altronde lo aveva già preannunciato Nietzsche: «il mondo vero alla fine diventa favola: siamo all’erosione dello stesso “principio della realtà”». La nostra società umana, quella del reale, è come uno scoglio: disomogenea, ricca di venature e di incisioni, frutto delle sensazioni che, così come nell’anima aristotelica, vengono raccolte ed elaborate, affinché possano lasciare una traccia tangibile. Costantemente però la società umana è bersagliata da agenti esterni e così il faraglione : intemperie, pioggia, vento e acqua di mare (soprattutto l’acqua di mare!) lo erodono, lo intaccano, scavando al suo interno e consumando la sua stessa essenza . L’acqua marina è paziente, ha l’eternità per erodere lo scoglio ma, in questi ultimi anni, quelle piccole creste d’onda che dolcemente lo lambivano, cullandolo con la loro schiuma, sono ora diventate cime burrascose che, con inaudita violenza, lo sommergono, lo percuotono, deteriorandolo poco a poco. L’indecifrabile mosaico di cui è composta la nostra società si sta sgretolando e così anche lo scoglio si sta lentamente dissolvendo: arriverà il giorno in cui l’acqua alla fine disintegrerà anche quell’ultimo inestimabile granello di pietra e allora saremo tutti acqua. Eppure questo fatidico giorno, secondo Vattimo, non arriverà mai. Dice Vattimo: «I new media, volendo riprodurre gli eventi in tempo reale, moltiplicano la complessità del mondo in cui l’uomo fa esperienza e, proprio nel “quasi-caos” che questa situazione determina, si creano gli spazi per le nostre speranze di emancipazione». L’acqua dunque disgrega lo scoglio, ma contemporaneamente questo si rigenera, si apre a nuovi orizzonti e a nuove prospettive. Parrebbe dunque che solo il futuro sarà in grado di dar risposta, eppure è nel passato che bisogna ricercare ed è Lavoisier a farsi voce della verità: «Nulla si crea e si distrugge, ma tutto si trasforma». O forse sono Platone e Aristotele che, consigliandoci di usare la mente, ci indicano la via, perchè noi, uomini del ventunesimo secolo, abbiamo la possiblità di viaggiare, di essere sullo scoglio o nell’acqua, di essere nella realtà o nella finzione, ma soprattutto abbiamo un dovere: scegliere .
Alessandro Nepote 3 B