“Hi everybody, I’m Dave from England!”
Una breve presentazione di ogni membro della delegazione italiana di fronte a decine e decine di ragazzi provenienti da tutt’Europa ospiti della nostra scuola per partecipare al progetto COMENIUS.
E così si è aperta la giornata di mercoledì 3 marzo: dopo una breve introduzione tenuta in inglese dalla professoressa Coccolo e una rapida presentazione di tutti i ragazzi e professori, via al vero e proprio programma del progetto: discutere e confrontarsi sul tema dell’appartenenza alla comunità europea tra ragazzi di età e nazioni diverse.
Chi meglio del professore di diritto ed economia Justin De Mazia avrebbe potuto darci numerosi spunti di riflessione? Tramite le sue ormai leggendarie presentazioni di Power Point ha messo in luce i valori su cui noi, gioventù europea, dobbiamo puntare per costruire una comunità internazionale sempre più solida e sempre meno astratta.
Il primo punto trattato dal professore è stato quello della valorizzazione delle diversità, non solo individuali, ma anche tutte quelle che ci sono tra Paesi diversi: è su queste, infatti, che si dovrebbe basare una società europea libera, sana e variegata, in costante rinnovamento. Una società che, con l’avanzare dei tempi, si spera dirigersi verso un abbattimento di ogni pregiudizio razziale e verso il superamento della paura nei confronti di tutto ciò che è diverso.
Quanto sia affascinante e auspicabile l’incontro con persone appartenenti a popoli diversi dal nostro è stato verificato spontaneamente nell’arco della mattinata. Infatti, durante una sorta di intervallo autoproclamato tra una consegna e l’altra, i ragazzi hanno deciso di socializzare dando ai tutti i membri del COMTEC TEAM una dimostrazione della musica più popolare del proprio paese di origine. La delegazione lituana, costituita da un solo ragazzo, in realtà, ha deliziato tutti gli astanti con una vivace canzone dal titolo “welcome to Lithuania”, mentre quella italiana ha optato per l’assai discutibile esempio di Eros Ramazzotti per rappresentare la musica tipica italiana. Gusti.
Durante un lavoro di gruppo assegnatoci dalla professoressa Grasso è emerso che sono ancora molti i motivi per cui noi ragazzi non ci sentiamo parte della comunità Europea: una scarsa conoscenza della politica del Parlamento Europeo, per esempio, o le differenti tradizioni che fanno sentire le persone troppo distanti tra di loro, una disomogeneità economica (le delegazioni portoghese e polacca hanno apertamente affermato che i salari e i prezzi nei loro paesi sono molto più bassi rispetto a quelli italiani). Ma le basi per una progressiva unione e apertura ci sono: la possibilità di viaggiare in tutt’Europa senza documenti speciali, o la grandiosa opportunità che noi giovani abbiamo di studiare in qualsiasi Paese europeo avendo riconosciuta anche nel proprio Stato ogni certificazione conseguita all’estero, l’unità monetaria, la possibilità di capirsi con un’unica lingua europea diffusa e studiata non solo in Europa, ma in tutto il mondo, e molti altri fattori promettenti un futuro cosmopolita.
Ma ciò che ognuno di noi ha capito (anche con l’aiuto di Eros Ramazzotti, c’è da ammetterlo) è che noi giovani abbiamo in mano la chiave per un’Europa nuova e unita (non solo dal punto di vista economico e politico). Il vero segreto di un futuro senza barriere sta nella nostra facoltà di abbattere le distanze, fisiche e culturali, grazie alla capacità di socializzazione e mediazione.
L’incontro di una mattinata, mettendo in luce differenze e affinità tra i vari paesi, ha reso ognuno di noi complice di un progetto che non si limita all’ambito didattico, ma che ha realmente contribuito alla formazione di una coscienza comunitaria.
I nostri professori, grazie alla partecipazione a questo progetto, hanno passato a noi giovani il testimone di un’inarrestabile corsa al progresso.
Annalisa Chiodetti (4C)