Evangelista convertito

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area relaxMi permetto di dire la mia riguardo l’argomento, e non ho intenzione, questa volta, di farlo da rappresentante degli studenti, bensì da alunno dell’Umberto I che si è fatto i suoi quasi cinque anni, e un po’ di cambiamenti li ha già visti all’interno dell’istituto. Premetto che sono uno di quelli che spesso e volentieri è stato critico su molte iniziative promosse dalla scuola, per non parlare di alcuni veri e propri investimenti. Ammetto di essere stato, non poche volte, un “evangelista”, nei termini in cui gli articoli del prof. Pizzala pongono questo termine*. Detto ciò, partirei proprio da qui. Ricordo perfettamente di aver usato le stesse argomentazioni quando vidi i televisori installati in ogni classe e i registri elettronici: “Ma a che cavolo ci serve spendere tutti ‘sti soldi in queste cose superflue, mentre le porte dei bagni non si chiudono e le finestre sono integre per miracolo?”. Ebbene, ritengo tutt’ora che argomentazioni critiche come questa siano più che legittime e non del tutto infondate, soprattutto se elaborate a caldo. Poi però con il passare dei mesi (e degli anni) ho notato alcune cose curiose. Non esistono bagni che non abbiano almeno una porta con la maniglia o il chiavistello rotto: perché nessuno li aggiusta, invece di comprare televisori e computerini? Ebbene, ho avuto modo di notare che, invece, sia le maniglie che i chiavistelli vengono sostituiti ogni tot di mesi, e puntualmente a meno di una settimana dalla loro sostituzione, due terzi di questi sono già fuori uso. Sempre. Da cinque anni che sono qua. Esempio più recente e meno banale – in fondo, in qualsiasi bagno pubblico che si rispetti (?) la porta non si chiude – può essere quello del muro del terzo piano: ridipinto di arancione assurdo una volta al mese perché dei primati (e non primini) non meglio identificati si dilettano nello staccare ogni volta lo smalto appena passato. Ogni volta, di nuovo. A questo punto, dunque, ci ripenso e dico: ma se in fondo lottiamo perché la scuola sia in qualche modo anche nostra, smettendo di viverla come un ambiente estraneo alle nostre vite, subendolo con la maggior dose di apatia possibile, e il nostro modo di “lasciare il segno” vuole limitarsi a staccare lo smalto dai muri, fregarcene della raccolta differenziata e rompendo le porte dei bagni, perché la scuola deve insistere? Perché deve accontentare i nostri bisogni da bambini viziati dandoci le porte nuove, sapendo che paradossalmente saremo anche coloro che le romperanno dopo due giorni? Mi viene da dire, a questo punto, meno male che la scuola ha smesso di investire in queste cose. Perché questi sì sono investimenti sterili, del tutto inutili. Allo stesso tempo però mi accorgo che non per questo la scuola smette di svolgere il suo compito, e gli adulti, che tendiamo troppo genericamente a individuare come colpevoli di tutto, sempre e comunque, ogni tanto la vedono più lunga di noi e continuano ad investire proprio su di noi, ma in modi diversi, innovativi e, perché no, creativi. Ecco spiegati gli investimenti nei computer, nei televisori, in una stupenda aula-cazzeggio anziché nelle maniglie delle porte dei bagni. È un modo per continuare a dare a noi studenti spunti indiretti di coinvolgimento reciproco, di collaborazione, di confronto e infine educazione. Perché educare è il compito principale della scuola. Educare più che istruire. Ecco così che a partire dall’aula cazzeggio ci ritroviamo a discutere con i professori sull’utilità di un investimento simile, ci cimentiamo in autocritiche varie, capendo che forse il problema delle porte dei bagni e altri simili non sono legato agli inservienti, ma a noi studenti. E quando, passato uno o due mesi, verranno ridipinti i corridoi di quell’arancione abominevole sopra altri cinque strati di smalto azzurrognolo e arancione preesistenti, e i chiavistelli dei bagni verranno sostituiti, capiremo che forse è meglio lasciarli così come sono. In questo modo, avremo tutto come nuovo, e un’aula relax che avrà meno il gusto dello spreco e più quello del sano cazzeggio.

Luigi Botta (5C)

*Si fa riferimento ai due articoli scritti in proposito dal professor Pizzala sul suo blog “Registro di classe” (http://carlopizzala.wordpress.com/), “Gli evangelisti e il cazzeggio” ed “Evangelisti a tempo determinato (e non)”.

Per avere un’altra opinione … https://www.umbertimes.eu/umbertimes/archives/11749

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