Facce da Cosplay

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Me: Ciao ragazzi, inizierei l’intervista chiedendovi com’è andato il laboratorio sui cosplay durante l’autogestione.

Giovanni: Penso che sia andato abbastanza bene! Abbiamo spiegato l’utilizzo di un programma che si chiama Pepakura, le sue applicazioni e la costruzione relativa all’utilizzo del programma di armature, armi particolari e pezzi che andrebbero poi indossati dai ragazzi!

Chiara: Sì, un’infarinatura per la costruzioni di armature e armi.

Giovanni: Un’infarinatura per la costruzione di armature e armi utilizzando questo tipo di programma e parlando soprattutto dell’utilizzo della resina, della vetroresina e del foam, più comunemente chiamato materassino, tappetino da yoga e chi più ne ha più ne metta. E poi nella seconda ora abbiamo parlato di trucco.

Chiara: Sì, abbiamo trattato la parte del makeup riguardante gli zombie spiegando quali siano i materiali e i colori da usare per questo genere di trucchi. Ci teniamo molto perché si vedono molti tutorial su Youtube, però mai nessuno ti dice quali prodotti usare, dove trovarli o quanto costino e quindi ci è piaciuto molto. Abbiamo visto persone molto interessate e abbiamo usato due volontari che si sono gentilmente prestati e che ringraziamo.

Giovanni: la prossima volta ci piacerebbe far provare a tutti il trucco, il makeup e tutto quanto.

Chiara: Sì, abbiamo potuto far vedere solo una parte, in quanto il tempo era quello che era avendo solamente un’ora.. Però si, abbiamo mostrato le tecniche basilari per ottenere un trucco ‘’Halloweenesco’’.

Me: Vi farò una domanda che credo abbiate sentito almeno un miliardo di volte. Che cos’è il cosplay?

Giovanni: Ho iniziato proprio con quello! Il cosplay è un fenomeno nato in Giappone come passione per riprodurre e impersonare..

Chiara: ..interpretare…

Giovanni: interpretare! Giusto. Per interpretare i personaggi di anime e manga. Successivamente si è esteso al resto del mondo e si è evoluto andando a prendere anche altri campi quali…

Chiara: Fumetti comics, Marvel, film, serie TV…

Giovanni: E tutto il resto. È una passione, un hobby..

Chiara: Sì, un hobby che richiede tanta abilità: devi essere un po’ un sarto, un ingegnere..

Giovanni: Devi essere un disegnatore meccanico e devi avere un sacco di fantasia. Aggiungerei che devi essere un po’ Tony Stark per i soldi…

Chiara: Purtroppo alcuni materiali costano! Però il bello è che tira fuori l’ingegno della persona, quindi la cosa più bella che si può trovare è un costume fatto interamente di materiali di recupero.. E sta all’ingegno della persona trasformarli. Magari un rotolo di carta igienica non lo riconosceresti mai.

Giovanni: O degli gnocchetti sardi!

*ridono*

Andrea: La soddisfazione di aver fatto un lavoro come si deve tutto di mano tua e con quello che hai trovato in giro. E non dicendo ‘’ compro questo, compro quello e lo assemblo’’.

John: potrebbe anche diventare lavoro! Perché se si è molto esperti si possono vendere armature e armi!

Andrea: ad esempio la gilda del grifone tiene corsi di cosplay a pagamento! (Quei due sono talmente nerd e fantastici in quello che fanno che molti lavori li fanno per il cinema italiano e a volte anche straniero)!

Me: molte persone affermano che il cosplay sia un hobby inutile e senza un fine, voi cosa pensate in proposito?

Chiara: Riprendendo un po’ quello che ho detto prima è proprio questo. Un hobby. Un hobby è qualcosa che fai nel tempo libero, quindi un piacere. Magari alcuni si divertono a collezionare francobolli. Senza togliere nulla a chi lo fa.

Andrea: Ma io lo trovo un hobby inutile.

Chiara: personalmente credo che il cosplay serva a tirar fuori tanto di se. Impratichirsi, diventare bravo nel trucco, diventare bravo nei lavori. Ma soprattutto è un hobby che ti mette a contatto con le persone, perché quello che si può pensare dei famigerati nerd, come si dice, è che siano sempre chiusi in casa a giocare.

Giovanni: *voce idiota* siamo tutti una grande famiglia.

Chiara: “Fare i cosplay è una cosa da nerd, no, la gente che si traveste in modo stupido.’’ In realtà, quando poi si frequentano fiere, luoghi e raduni di questo genere, si conoscono moltissime persone con caratteri completamente diversi tra loro.

Andrea: Culture diverse..

Chiara: Culture diverse con cui hai qualcosa in comune, tramite il quale si può iniziare ad avere una relazione. Quindi in realtà penso che sia utile anche per questo. Non solo a mettere in ballo le proprie abilità, ma anche in ambito sociale. Questo è il mio parere..

Andrea: poi semplicemente fate quello che fa un Marco Morando, vedete se è inutile e poi ditemelo. Perché arrivi a un determinato livello in cui devi essere bravo a fare delle cose. Devi essere bravo a fare i calcoli su Pepakura per costruire l’armatura, devi essere bravo con martello, chiodi e seghetto alternativo.

John: Devi anche metterti in gioco.

Andrea: Io ad esempio il seghetto alternativo sapevo usarlo diritto. Poi ho iniziato ad imparare e a furia di buttare bancali e assi di legno ho imparato a fare curve e cose che possono servire! E come diceva John, giustamente, c’è gente che lo fa diventare un lavoro! E sono giustificatissimi i seicento euro per un’armatura su internet.

Giovanni: io avrei anche da aggiungere che il fatto che fare i cosplay sia un hobby inutile sia una cosa sbagliata. (Bello il suono del caffè in sottofondo).

Andrea: non esiste un hobby inutile.

Giovanni: Gli hobby sono hobby. Non esiste un hobby inutile. Il mio hobby potrebbe essere collezionare tavoli.

Andrea: A meno che non guardi uomini e donne.

Giovanni: Esatto! Quello è un hobby alquanto inutile.

Andrea: tu non guardi uomini e donne, vero?

Me: no.

Giovanni: per il resto non esiste un hobby inutile. Inoltre fare i cosplay significa mettersi in gioco e avere coraggio. Cosa che molti altri hobby non permettono.

Chiara: Si, perché assicuro che esibirsi con una traccia che hai montato tu, con un cosplay che hai fatto tu e con cinquecento persone che ti guardano sotto al palco non è assolutamente facile.

Giovanni: credo che abbiamo detto tutto, anche perché il resto sarebbero insulti e non sarebbe carino.

Me: ultimamente molte persone hanno parlato del fatto che non tutti possono fare determinati tipi di cosplay, cosa ne pensate?

Andrea: Diciamo che io che sono alto un metro e novantaquattro, se volessi fare Frodo avrebbe poco senso.

Giovanni: Senza entrare nei dettagli, che magari potrebbe risultare offensivo, si deve imparare a fare un cosplay adatto a se stessi. Se io fossi 192kg e volessi fare Lara Croft probabilmente (anche perché ho la barba e non lega molto) non ci starei troppo nel personaggio. Per quanto possa fare bene il cosplay e per quanto il costume sia fatto bene non rispecchio il personaggio.

Chiara: io partirei dal presupposto che innanzi tutto è un divertimento, quindi persone che insultano perché qualcuno è in sovrappeso e queste cose qui non vanno assolutamente bene, perché si parte dal principio che ognuno può fare quello che vuole. Poi se uno vuole interpretare alla perfezione un personaggio ne dovrà riprodurre anche le caratteristiche fisiche, quindi in questo caso come diceva Giovanni se si è in sovrappeso scegliere cosplay come Fiona o…

Giovanni: imparare anche a prendersi gioco di se stessi. Nel sens, sono in sovrappeso? Faccio Shrek! Qual è il problema? E’ comunque un cosplay. C’è comunque impegno dietro e soprattutto risulti simpatico. Cioè,  vieni visto molto meglio a fare una cosa simile che non a cercare di strafare.

Chiara: Perché la gente ti guarderà e dirà ‘’ mamma mia, è uguale! Io che sono magrissimo non avrei potuto farlo! Lui è un genio perché è un figo ed è uguale’’.

Andrea: La base, secondo me, è a che tipo di cosplay tu vuoi mirare. Un cosplay simpatico, un cosplay realistico, un cosplay che sia fedele. Io ho visto tantissimi Sailor Moon uomini con la barba e con i peli che sono meravigliosi! O con te Chiara, se ti ricordi, e quattro Baywatchers erano quattro uomini! Si sono presi in giro, ci sta. Non era assolutamente un cosplay realistico, però era un cosplay satirico. Se io voglio decidere di fare Jean-Claude van Damme realistico e non ho il fisico posso evitare. Ma se magari voglio prendere in giro un altro tipo di cosplay posso farlo. Sta tanto a mettersi in gioco e non vergognarsi.

Giovanni: e anche una cosa che voglio aggiungere è che, come suggerisce Terminator, è il carattere. Non puoi pretendere di fare un Deadpool che è un personaggio molto spigliato, molto ironco, essendo una persona molto timida. Non rispecchieresti il personaggio. Poi nessuno toglie che tu possa farlo. Se a te piace Deadpool lo fai.

Chiara: anzi, potrebbe essere un’opportunità in più per tirar fuori una parte del tuo carattere che magari avevi difficoltà a tirar fuori.

Giovanni: e nessuno ti riconosce.

Me:Voi avete creato un gruppo chiamato facce da cosplay..

Giovanni: volevamo chiamarlo facce da stronzi ma..

Chiara: questa la tagliamo.

*ridono*

Me: Voi cosa fate come gruppo?

Andrea: noi cerchiamo di unire tutte le passioni dei cosplay, di ogni tipo di cospay (e quindi di film, videogiochi, fumetti..) in questo caso creiamo degli eventi per unire la passione. In modo che principalmente ci si consoce tra di noi e personalmente io da quando sono nei facce da cosplay ho conosciuto un trilione di persone fantastiche con cui mi trovo bene a parlare e che addirittura si sono ricordate degli auguri  di capodanno. Cosa che magari vecchi amici non hanno ricordato..

Betty: il nostro obbiettivo era anche di fare un evento in città e quindi in mezzo alla gente e non in un capannone in cui ci sei solo tu con altri cosplayer, ma vai in mezzo alla gente e fai conoscere la tua passione e altre cose e come gruppo nasciamo proprio per questo motivo.

Chiara: Praticamente nessuno di noi si conosceva di persona. Ci siamo conosciuti sul web ed è stata l’idea di un ragazzo, di uno di noi che appunto ha detto ‘’ma perché non si organizza una cosplay walk?’’ e così ci siamo tutti interessati e ci siamo informati.

Giovanni: (nel gruppo è entrato anche chi non doveva farne parte)

*ridono*

Giovanni: Noi tre (io, Johnny e Davide) non dovevamo entrare.

Chiara: ed è nato questo gruppo veramente pieno di persone diversissime tra loro. Infatti a volte anche noi ci scanniamo e abbiamo dei problemi perché anche noi siamo molto diversi, eppure abbiamo questa passione che ci unisce. Siamo in dieci, e quindi dieci teste da mettere sempre d’accordo.

Andrea: Ma non è ancora morto nessuno! Ed è un miracolo, al terzo evento non è ancora morto nessuno.

Chiara: l’idea era quella di fare un evento gratuito quale la Torino cosplay walk per far vedere alle persone che sono per strada senza che loro debbano andare alla fiera del fumetto per vedere queste persone e quindi loro ci vedono in giro e ci chiedono ‘’ma chi siete? Ma cosa fate? Ma cos’è questa cosa? Ma perché lo fate?’’ e tante persone, come poi ho scoperto anch’io, si appassionano e scoprono questa passione e sono persone in più che condividono questa cosa..

Giovanni: inoltre era anche perché a Torino, come molte altre città di Italia, esistono pochi eventi simili, che sono organizzati sempre dagli stessi gruppi, quindi era un modo per cercare di portare innovazioni e portare eventi nuovi all’interno di questa città per far conoscere il cosplay e cercare di creare il più eventi possibili su questo tema in maniera da tenere i cosplayer di Torino e del Piemonte che possono raggiungere la città uniti senza dover partecipare a un evento ogni quattro mesi e senza dover fare 200 km per dover partecipare a una fiera o un evento.

Andrea: Grazie al gruppo facce da cosplay ho anche imparato a fare molte cose che prima non sapevo fare. Ho imparato a fare cose che prima credevo impossibili o che richiedevano troppa pazienza. E’ questo lo scopo degli eventi, unire le persone per creare un qualcosa di unico.

Giovanni: io voglio aggiungere solo un’ultima cosa: noi come gruppo facce da cosplay siamo autofinanziati *ride*, nel senso che tutte le Torino cosplay walk che facciamo sono completamente NO PROFIT. Sono, saranno e continueranno ad essere eventi senza richiesta di soldi. Sono tutti soldi che ci mettiamo noi, quindi trattateci bene vi prego!

Chiara: si, anche perché noi non eravamo creatori di eventi, quindi abbiamo cominciato da zero. Siamo andati al comune per il suolo pubblico, la SIAI, perché la musica in piazza ha un costo.. quindi per noi era tutto una novità e abbiamo imparato anche noi da zero.

Andrea: la prima walk è stato un disastro per noi perché da dietro era tutto un ‘’ah ma c’è anche questo? Ah ma cavolo, non abbiamo fatto questo..’’ Uno sclero perché erano cose che noi non sapevamo.

Giovanni: Avevate un presentatore così *si indica*, che vuoi di più?

Me: Grazie mille per il vostro tempo, io avrei finito.

Francesca D’Addeo (2D)

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