Fascino e mistero nella fusione di epoche e civiltà

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img_7194L’umidità attraversava la pelle, penetrando fino in profondità. Luci fioche, gocce d’acqua che stillavano dalle essudazioni del soffitto, un odore di chiuso e di pioggia, diversi tipi di colonne e capitelli dorici, ionici o corinzi riflessi nell’acqua scura sul fondo della cisterna piena di pesci rossi. Yerebatan Serayi è un’enorme cisterna risalente all’imperatore Costantino, situata nel centro di Istanbul. La sua atmosfera magica ed affascinante data dalla penombra e dai giochi di luce riflessi nell’acqua è resa ancora più suggestiva dalle teste di Medusa che fungono da base a due colonne. Seduti al bar di uno dei moltissimi cimiteri di Istanbul, l’odore di caffè speziato si mescolava all’aria fresca primaverile, infondendo un senso di pace e tranquillità. Nel Grand Bazaar, travolti da colori, grida, risate, profumi, lingue di tutto il mondo, stoffe preziose, spezie, dolci, gioielli lucenti, tappeti orientali, si contrattava sorseggiando una tazza di çay, tè normale, allaimg_7182 mela, o aromatizzato alle spezie. Percorrendo il labirinto di vicoli e stradicciole disposte ad angolo retto e coperte da volte affrescate, si incontrano i diversi esercizi commerciali raggruppati parzialmente per tipo di merce. Visitato anche il Bazaar delle spezie, il Topkapi ci aspettava imponente. Il Palazzo del Sultano (XV-XIX secolo), oggi museo, raccoglie i manufatti preziosi che formavano il tesoro dell’Imperatore ottomano: regali di ambasciatori stranieri, bottini di guerra, beni di lusso, oggetti orientali. Un labirinto di edifici intervallati da giardini e cortili curati porta all’harem, abitazione del Sultano e della sua famiglia, comprendente moglie, figli, fratelli, sorelle, eunuchi e concubine. Presenta più di 250 stanze meravigliose, decorate con materiali preziosi. A bordo del battello sul Mar di Marmara il sole stava già tramontando, e i minareti e le moschee si stagliavano all’orizzonte sul cielo rosso. Infine, accompagnati da una img_7143musica di sottofondo, abbiamo passato la serata in un pub su un tetto nel centro di Istanbul, raccontandoci le nostre emozioni e sognando pieni di aspettative una Dogubeyazit sempre più vicina, ma allo stesso tempo sempre più mitizzata e immersa nel mistero. Dopo otto giorni passati immersa in un ambiente così unico e diverso da quello a cui sono abituata, la cultura turca, così affascinante e seducente, e allo stesso tempo accogliente e ospitale, vivace e colorata, è sempre più un enigma. Uno stato ufficialmente laico, dove per le strade incontri donne di cui a malapena intravedi gli occhi. In famiglia mi hanno trattata da regina e il padre sembrava quasi non esistere, immagino per non farmi sentire a disagio. Le ragazzeimg_7178 si comportavano da umili servitrici nei confronti del padre, impedendomi di mettere a posto un singolo bicchiere. Un onore venir servita in ogni occasione, ma un forte imbarazzo veder le donne far ogni lavoro di casa senza accettare un minimo aiuto e ritenendo normale il non essere aiutate dagli uomini. Alla partenza sono stata riempita di regali: asciugamani, sciarpe, babbucce, trucchi, centrini, fermagli per i capelli, e quasi non volevano accettare due miseri dolci di Torino. La loro generosità e accoglienza quasi mi mettevano a disagio e al tempo stesso l’ammirazione e il rispetto crescevano sempre di più. I bambini che vanno a scuola giocano in un cortile sterrato, dove corrono, gridano, saltano, vanno in bici, piantano alberelli e, a quanto ho potuto vedere, passano molto tempo della loro giornata. Ad attraversare il cortile si veniva assaltati da decine di bimbi sorridenti che con i loro occhioni lucenti ti chiedevano il nome e di fare una foto img_7146con loro. L’affetto spontaneo che riversavano su di me, una qualsiasi sconosciuta, mi travolgeva quasi commuovendomi. Il loro entusiasmo e la loro dolcezza traspariva dai loro sguardi e pur non parlando la sessa lingua, sembrava che fossimo amici da sempre.

 

Letizia Cardone (3D)

 

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