“Crisi Finanziaria” è un binomio di parole che negli ultimi anni si è sentito pronunciare spesso e volentieri nei luoghi più svariati. Ma la “Crisi Finanziaria” di cui sto per parlare è un’altra, non è quella che annunciano i telegiornali o quella di cui discutono i passanti per strada, è una barca a vela. “Financial Crisis” è un 40 piedi con cui il torinese Marco Nannini si è posizionato al secondo posto della Global Ocean Race, regata della durata di circa dieci mesi, con partenza e ritorno in Francia, con tappe in Sud Africa, Nuova Zelanda, Brasile e Stati Uniti.
Ieri, 15 novembre, Marco era in una delle sale della Lega Navale di Torino per raccontare la sua esperienza. Comincia presentandosi, è una persona come un’altra: si è trasferito a Londra e lavora in banca, ha la passione per la vela e conduce una vita più che ordinaria. Al posto suo potrebbe esserci chiunque di noi che siamo qui ammassati ad ascoltarlo. E’ una situazione informale, due chiacchiere tra amici con qualcuno che racconta, con l’entusiasmo di chi quasi non ci crede, la sua avventura.
Marco ha sempre vissuto nell’anonimato quando di punto in bianco decide di fare qualcosa di grande: partecipare alla Global Ocean Race. Compra una barca di seconda mano con tutti i suoi risparmi: “Mowgli”, sul cui scafo è raffigurata un’enorme tigre. Si allena e supera le selezioni nel 2008. Qui inizia la sfida, quella vera e propria: spesso per andare per mare non basta essere bravi marinai, bisogna essere capaci in terra, prima di salpare, a trovare sponsor e fondi a sufficienza per partire. Le ricerche di Marco non vanno a buon fine, conclude poco e i debiti si accumulano uno dopo l’altro, così quando, dopo aver sbiancato lo scafo a mano con l’acetone, iscrive la sua barca alla regata e gli chiedono: “Nome della Barca?” lui non può che rispondere: “Financial Crisis”. Quando riporta il dialogo in sala scatta l’applauso. E così leva l’ancora. Arriva fino a Wellington senza troppi problemi ma i soldi scarseggiano sempre di più e ha intenzione di ritirarsi ma attraverso il suo blog cominciano ad arrivare e-mail di supporto da parte di gente che avrebbe voluto fare come lui, evadere dalla monotonia della vita quotidiana e fare il giro del mondo in barca vela. Per fortuna non arrivano solo parole di incoraggiamento ma anche donazioni cosicché Marco può andare avanti e vincere.
Senza dubbio Marco Nannini è un ottimo skipper che ha guidato la sua regata in maniera eccezionale ma, per quanto banale sia da dire penso che indipendentemente dalla posizione conquistata, ciò che bisogna ammirare veramente è il fatto che lui abbia avuto il coraggio di lasciare il suo lavoro sicuro per tuffarsi in un futuro completamente incerto per portare a termine quello che non era altro che un sogno nel cassetto. Non è cosa da tutti.
Sofia D’Angelo