Dopo aver fatto il nostro meglio per osservare tutti gli occhi, i sorrisi, i vestiti, le mani dei 1300 bambini della scuola, con il solito furgoncino, ci siamo diretti verso il cratere di una meteora.
Era come se il paesaggio si fosse diviso in tre: la pianura, le montagne e poi le nuvole; era difficile scegliere che particolare osservare, ognuno ti offriva qualcosa di diverso e bellissimo. Così, senza neanche rendercene conto, eravamo arrivati al confine con l’Iran.
Cosa vuoi che sia un confine? Una convenzione, un modo come un altro per dividere questo mondo confuso, una stupida linea immaginaria che pensa di poter separare la terra; e invece no. Invece fa la sua differenza. Sapere che le montagne davanti a te, i fiori, l’erba, le nuvole, i sentieri, fanno parte delle tue radici, ti fa battere il cuore, sudare. Non è che la mattina avessi pensato a tutte le emozioni che avrei potuto provare davanti a quello spettacolo; erano lì che mi aspettavano, e chissà da quanto tempo e improvvisamente mi ritrovo a piangere di fronte a tutte quelle piccole cose di cui mi hanno raccontato all’infinito, e di cui in fondo, vivo ogni giorno. Quindi esistono, sono qua, posso quasi toccarle!
Sara Hessam Bakhtiari (3D)
Fabrizio De André – Le nuvole
Vanno
vengono
ogni tanto si fermano
e quando si fermano
sono nere come il corvo
sembra che ti guardano con malocchio
Certe volte sono bianche
e corrono
e prendono la forma dell’airone
o della pecora
o di qualche altra bestia
ma questo lo vedono meglio i bambini
che giocano a corrergli dietro per tanti metri
Certe volte ti avvisano con rumore
prima di arrivare
e la terra si trema
e gli animali si stanno zitti
certe volte ti avvisano con rumore
Vanno
vengono
ritornano
e magari si fermano tanti giorni
che non vedi più il sole e le stelle
e ti sembra di non conoscere più
il posto dove stai
Vanno
vengono
per una vera
mille sono finte
e si mettono li tra noi e il cielo
per lasciarci soltanto una voglia di pioggia.