A settembre il percorso sembra interminabile; si riparte con la solita routine, la solita vita da studenti. Seduti ai banchi di scuola ci si domanda come sia possibile che sia già di nuovo tutto cominciato. In una spaesata disperazione la mente vagheggia sui ricordi ancora vivi dell’estate appena passata a nutrirsi di sorrisi assolati e si è presi da un’inevitabile, tremenda nostalgia. Le prime settimane sono incredibilmente lente: paiono un malefico incubo, dal quale tentiamo di risvegliarci senza successo. Ogni mattina è una lotta contro la sveglia, ma soprattutto, contro il proprio volere. Eppure dopo lo stravolgimento del rientro le pagine sul diario iniziano a scorrere incessanti; le giornate vengono divorate dalle settimane, i mesi dalle stagioni e ci ritroviamo catapultati fra alberi verdi e soli cocenti, a supplicare acqua e vento, e poi a volerne ancora e ancora. La neve non ha neanche avuto il tempo di imbiancare la memoria che già le rondini cantavano.
Seduti ai banchi, ora, ci si chiede come sia possibile che sia già di nuovo tutto finito. Spietato e impassibile il tempo è scappato un’altra volta dalle lancette, lasciandosi dietro una vaga scia di ricordi, delusioni e speranze. Sembra ieri che il giornalino sia nato; sembra ieri che si discuteva sulla Gelmini; sembra ieri che gialli tulipani comparivano.
“Sembra ieri…”. Rende il presente così malinconico, desolato, perso fra i meandri dei ricordi, mentre esalta il passato: esalta quelle immagini sbiadite conservate con cura in testa e rispolverate solo di tanto in tanto per non consumarle troppo, ma soprattutto per lucidarle e appacificare le nostre incertezze. Perché la nostra triste fortuna è di essere sicuri solo degli avvenimenti già vissuti e delle azioni già compiute. Timore, rosso timore avvolge il futuro. Non tanto dovuto alla sua vastità o ai suoi pericoli, ma piuttosto al suo terribile avvento, alla consapevolezza di lasciare “the days of our life” indietro per sempre, legati ad un filo così sottile e così teso che è una pazzia credere che non si spezzerà mai.
È finalmente, purtroppo, già giugno. L’affannata corsa è giunta a un nuovo termine. L’estate ci accoglie nell’ennesimo abbraccio d’oblio, e sospirando mi chiedo: finisce sempre così?
Brando Ceratto (4A)