Firenze tra arte e bistecche

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Firenze. Una delle città più belle d’Italia, una delle città più belle del mondo. Caratterizzata dalle sue innumerevoli chiese in marmo bianco, rosa e verde. La patria di Dante, la città natale del padre della letteratura italiana. Ma quello che non è assolutamente da perdere di Firenze mi permetto di chiederlo ad una studentessa di Torino che proprio ieri sera è tornata da una gita che aveva come meta il capoluogo toscano. Si siede di fronte a me in un bar, composta, un po’ timida. L’ho reclutata a Porta Nuova, al binario dieci, quello del treno ad alta velocità che arriva dalla città d’arte per antonomasia, vedendola passare a testa alta tra la gente. Pensavo fosse sicura, ora invece arrossisce, quando mi guarda negli occhi, sorride, un sorriso di cortesia, di circostanza. Una ragazza semplice, una ragazza come tante, a giudicare dai lineamenti del viso la definirei “classica”.

“Sei andata a Firenze semplicemente per passare tre giorni fuori casa o c’è qualche altro motivo?”
“Beh, la fuga è sempre una motivazione allettante, ma, a parte questo, ho partecipato alla gita perché o sempre avuto un debole per l’accento toscano e, a proposito di fughe, l’anno scorso mi è balenata l’idea di concludere gli studi proprio lì pur non avendo mai visto la città”.

“La tua idea è per caso mutata in questi…Quant’è durato il soggiorno?” “E’ durato tre giorni. No, la mia idea non è assolutamente cambiata, anzi, potessi ripartirei all’istante.” Abbassa lo sguardo e sorride nel ricordo, probabilmente, di qualche aneddoto divertente.

“Tre giorni sembrano pochi per vedere tutto. Quali posti avete visitato?” “Infatti, teoricamente, tre giorni non sono sufficienti, però i posti più turistici li abbiamo visti; Il Duomo, la cappella Brancacci, la Galleria degli Uffizi; la cosa più bella era muoversi per chiese e musei e riconoscere le opere viste per mesi sul libro di storia dell’arte e ricordarsi delle spiegazioni. Era estremamente gratificante!”

“La professoressa o il professore ne sarebbero contenti, comunque, tornando a noi: posti come Piazza Santa Croce e Piazza della Signoria li avete visti?” “Sì, Santa Croce mi è rimasta impressa.”

“Per quale motivo di preciso?” “La statua di Dante.” Odio tirare fuori le parole con le pinze, ma sembra necessario. “E perché?” “Beh, papà Dante è sempre incazzato nero, scusi l’espressione. Una delle cose più stupefacenti sarebbe vederne una rappresentazione sorridente.” Non riesco a trattenere una risata per questa descrizione senza mezzi termini di uno dei più grandi poeti che abbiano mai calpestato questa terra, ma non posso che darle ragione.

“Se potessi ripetere il viaggio tornando indietro nel tempo cosa rifaresti senza esitazione?” “Mi scusi se esco dall’ambito artistico-culturale, ma il pranzo a base di fiorentina è d’obbligo! E’ una cosa che non può mancare!” “Ti è piaciuta mi pare di dedurre…” “Una libidine!”; nei suoi occhi si accende una strana luce da carnivora, sono quasi costretta a sorriderne.

“Rimanendo fuori dall’ambito artistico-culturale: c’è qualche rito divertente da fare a Firenze? Come ad esempio il lancio della moneta nella fontana di Trevi a Roma?” “Certamente. E anche qui c’entrano le monete. Nei pressi della Galleria degli Uffizi c’è la scultura di un cinghiale, sotto il quale c’è una griglia. Il gioco sta nello strofinare il muso dell’animale ponendogli una domanda, mettere una moneta della sua bocca dalla quale scivolerà. Se fa centro nella griglia la risposta è sì, altrimenti…” “E la risposta qual è stata?” “Per me sì, alcuni sono stati meno fortunati…” “Una domanda d’amore?” Arrossisce. E’ stato troppo facile indovinare.

Sto per porle un’altra domanda, ma una madre ormai spazientita mi dice che “la bambina deve andare a casa perché domani c’è scuola.” Ci salutiamo con una stretta di mano e il solito sorriso di circostanza; lei si allontana. Ancora divertita dall’intervista di questa insospettabile buona forchetta, rivolgo lo sguardo verso il mio triste caffè amaro; ne bevo un sorso. E’ venuta voglia di carne anche a me.

Nastassia Aldanese (3C)

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